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Lotite il "daspato" visto dagli altri...

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Non un passo indietro!
view post Posted on 10/11/2011, 20:56




Claudiuccio il "perseguitato" e Gian Michele "l'incompreso", la strana coppia del calcio italiano

di Stefano Greco

Claudiuccio il “perseguitato” e Gian Michele “l’incompreso”. Sono la strana coppia del calcio italiano che, con le dovute proporzioni, somiglia tanto a Berlusconi e al suo fido avvocato Ghedini. Da anni, sia il “perseguitato” e “l’incompreso” di Roma che quelli di Milano, prendono schiaffi in tutti i tribunali del Regno. A volte si salvano grazie alla prescrizione e camuffano la realtà trasformando quella che in realtà è una sconfitta del sistema giudiziario in una vittoria personale. Ma tutto fa brodo per convincere la gente di essere dei “perseguitati”, perché in Italia la “teoria del complotto” fa sempre presa sul popolo, a tutti i livelli, politici o sportivi non fa differenza.
Perdi? Non è colpa tua, perché c’è il complotto. A favore di chi non si sa, ma di sicuro la vittima sei tu. Ti condannano? Tu sei innocente, sono i giudici non hanno capito, oppure sono stati manovrati dai PM che complottano contro di te. Con Berlusconi questo lo sentiamo da anni, talmente spesso che oramai in molti a forza di sentirselo ripetere sono convinti che questa sia la realtà. Ma con Claudiuccio e Gian Michele, succede da anni la stessa cosa, al punto che a volte leggendo le dichiarazioni fai fatica a distinguere quelle dell’avvocato di Berlusconi da quelle dell’avvocato di Lotito. Prendiamo questa ad esempio: “C’è molta delusione, il lavoro svolto in questi tre anni, che noi pensavamo essere stato fatto in modo attento e convincente, evidentemente non è servito per convincere i giudici. Testimoni, carte, prove, adesso non sono servite a nulla. Le useremo in appello e vedremo se lì riusciremo a far valere le nostre ragioni. Non mi piace parlare di processo farsa o cose simili. Quando i giudici sbagliano, ci sono gli appelli per riparare e in questo caso i giudici hanno sbagliato. Ho sentito il presidente, era molto deluso, non se lo aspettava questo verdetto. Credo che nessuno se lo aspettasse”.
Potrebbero essere benissimo parola dell’avvocato Ghedini riferite ad uno dei tanti processi di Berlusconi, invece sono parole dell’avvocato Gian Michele Gentile riferite a Lotito e al processo di Calciopoli, nel quale in primo grado il presidente della Lazio è stato condannato a 15 mesi dai giudici del tribunale di Napoli per “frode sportiva”.Il “moralizzatore”del calcio italiano condannato per “frode sportiva”dopo esser stato condannato a marzo del 2009 a due anni di reclusione dai giudici della seconda sezione del tribunale di Milano per “aggiotaggio e ostacolo all’attività della Consob”in relazione ad un’operazione sui titoli azionari della Lazio? Impossibile da credere, ci deve essere sicuramente un errore. Anzi, fa parte del complotto con cui da mesi si sta cercando di estromettere a forza di squalifiche e condanne dal mondo del calcio l’innovatore, l’uomo nuovo che vuole rompere gli schemi. I giudici saranno sicuramente amici di Abete e Petrucci, oppure, in quanto napoletani hanno emesso questa sentenza per destabilizzare la Lazio prima in classifica e prossima avversaria del Napoli alla ripresa del campionato. Pensate sia una barzelletta? Tranquilli, tempo pochi giorni e sentirete anche questa. Come avete sentito dopo la decisione del Collegio Arbitrale che aveva sancito lo svincolo di Pandev che ne avreste viste delle belle e che in tribunale la Lazio avrebbe fatto valere le sue ragioni e che Pandev e l’Inter avrebbero pagato a caro prezzo quello sgarbo. Infatti la Lazio ha perso su tutti i fronti, visto che sia i tribunali civili che quelli sportivi hanno assolto l’Inter e i suoi dirigenti, mentre Pandev si è visto riconoscere anche i danni e gli stipendi arretrati. Ma questo non lo ricorda quasi nessuno. Perché il “complotto” funziona così. Lo si sbandiera a caldo per far presa sulla gente e per far parlare di altro invece che delle sconfitte o delle condanne, contando poi sul fatto che la gente con il passare del tempo dimentica. Un esempio eclatante e recente è legato alle accuse lanciate in diretta tv “urbi et orbi” da Lotito dopo Lazio-Juventus. L’annuncio della task force, il “tintinnio delle manette”, le accuse di un campionato deciso a tavolino per favorire Roma e Juventus, antagoniste della Lazio nella battaglia per la divisione della torta dei diritti tv. Alzi la mano chi sa come è finita quella storia? E’ finita con Lotito che davanti al procuratore federale Palazzi ha ritrattato tutto e con l’avvocato Gentile che dichiarava con il sorriso sulle labbra: “Il tintinnio delle manette? Lotito va sempre in cerca di slogan o di frasi ad effetto, la sua voleva essere un'espressione goliardica. Lo abbiamo spiegato al procuratore federale che ha capito”.
Già, Palazzi ha capito al punto che Lotito per quelle dichiarazioni è stato deferito e multato: e la Lazio con lui. Sì, perché va a finire sempre così. Sì, perché in questi anni il “perseguitato”e “l’incompreso”non ne hanno vinta neanche una che fosse una di causa, visto che l’unico parziale successo è legato al caso-Ledesma, ma solo perché i giudici hanno rigettato il ricorso per un errore nei tempi di presentazione della domanda e quindi non sono neanche entrati nel merito della vicenda.
Ora, con la condanna rimediata di ieri a Napoli, il “perseguitato”rischia di vedersi addirittura revocare il tesseramento da parte della Federcalcio. Le Noif (norme organizzative interne federali) della Figc stabiliscono, infatti, all'art.22 bis (comma 3) che “restano sospesi dalla carica di dirigente di società o di associazione e dall'incarico di collaboratore nella gestione delle stesse coloro che vengano condannati, ancorché con sentenza non definitiva, per uno dei delitti previsti dalle leggi indicate al comma precedente. La sospensione permane sino a successiva sentenza assolutoria”.
Tra le leggi che prevedono la sospensione del tesseramento e dalle cariche sociali, c’è la 13-12-1989, n. 401, che riguarda gli “interventi nel settore del giuoco e delle scommesse clandestini e tutela alla correttezza nello svolgimento di competizioni agonistiche”. In parole povere, la “frode sportiva”, ovvero il reato per cui Lotito è stato condannato ieri a 15 mesi di reclusione dal tribunale di Napoli. A dire il vero, tra quelle leggi era compresa anche quella che riguardava la condanna inflitta a marzo del 2009 a Lotito dal tribunale di Milano “aggiotaggio e ostacolo all’attività della Consob”(ancora più pesante), ma all’epoca nonostante le richieste dei piccoli azionisti della Lazio il procuratore federale Palazzi fece spallucce, disse che non poteva procedere al deferimento perché la norma non era chiara, che poteva intervenire solo in caso di condanna definitiva. Ma allora Lotito era uno degli uomini forti del Palazzo mentre ora, come scrisse Alberto Costa in un editoriale su “Il Corriere della Sera” qualche mese fa, “il perseguitato” è diventato “la palla al piede del calcio italiano”. E allora, dietro l’angolo potrebbe esserci l’ennesima mazzata e l’ennesima squalifica. Figlie del “complotto”, sia chiaro.



La Federcalcio lo sospende e Lotito scatena una nuova guerra già persa in partenza

di Stefano Greco

Nella vita ho imparato che tutto torna per chi sa aspettare. Per esperienza, ho capito che spesso e volentieri la Giustizia (quella terrena e quella Divina) spesso fa giri lunghi e tortuosi, ma che prima o poi arriva, inesorabile. Sempre. O quasi. E colpisce tutti, anche chi si considera intoccabile o invincibile. Lotito incluso, quindi.
In una riunione che si è tenuta ieri in via Allegri, dopo aver ascoltato il parere degli avvocati e degli esperti di carte federali, la Federcalcio ha deciso di rendere immediatamente esecutiva la sentenza del tribunale di Napoli su “Calciopoli”. Tutti i tesserati condannati, quindi, saranno immediatamente decaduti da tutte le cariche che ricoprono a livello di Lega e di Federcalcio e inibiti nell’esercitare le loro funzioni. Claudio Lotito (al pari dei fratelli Della Valle e del presidente della Reggina Foti, ad esempio), appena la decisione presa ieri sarà ufficializzata, in base all’art. 22bis delle carte federali non avrà più nessuna carica in Lega, ma non potrà più esercitare neanche la carica di presidente della Lazio. Potere di firma sospeso, come la possibilità di rappresentare la società nelle riunioni di Lega a Milano e divieto nell’entrare nelle zone riservate ai tesserati, compresi quindi gli spogliatoi dell’Olimpico e di tutti gli stadi in cui giocherà la Lazio in campionato. A rappresentare la Lazio, in assenza di un vice-presidente o di un direttore generale, sarà il consigliere Marco Moschini, membro del Consiglio di gestione della Lazio.
L’inibizione di Lotito è immediata, mentre per quel che riguarda la revoca della nomina a consigliere federale, la cosa diventerà esecutiva in occasione del prossimo consiglio della Federcalcio, previsto tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre. A difendere la decisione della federazione e in primis del presidente Abete, sono scesi in campo l’avvocato Mattia Grassani (uno dei massimi esperti di diritto sportivo) e l’ex membro della procura federale, l’avvocato Mario Stagliano.
“È giusto che Lotito e gli altri dirigenti vengano sospesi subito, perché succede automaticamente nel momento in cui viene pronunciata la sentenza di primo grado. Lo prevede il regolamento. E’ vero che Lotito è stato inibito per una violazione al codice di giustizia sportiva ed ha interamente scontato la sanzione in merito ai fatti di Calciopoli, ma la sospensione si applica perché viene meno uno dei requisiti che la Federazione ritiene necessari per ricoprire una carica apicale nell’ambito di una società sportiva, visto che è venuto meni il requisito di ‘onorabilità’ che tutti i tesserati devono garantire per far parte del sistema. Non è possibile nemmeno la prescrizione per i suoi reati: «E non si può far appello neanche alla prescrizione, perchéi reati per cui Lotito e gli altri sono stati condannati sono stati commessi nel febbraio 2005 e quindi la prescrizione interverrà solo nell’agosto del 2012. E sicuramente per quella data non si farà in tempo a celebrare il processo d’appello. Per quel che riguarda il Daspo, invece, quella è una sanzione accessoria, conseguente alla condanna per la violazione della legge 401/89 e come tale diventerà esecutivo solo dal momento del passaggio in giudicato delle sentenze, quindi dopo l’ultimo grado di giudizio”.
Più sintetico ma sulla stessa linea anche l’avvocato Mattia Grassani. “'La norma federale prevede che, anche se la sentenza non e' definitiva, un condannato di frode sportiva venga sospeso dalle cariche ufficiali. Questa norma in passato aveva lasciato spazio a diverse interpretazioni, ma dal 2010 è stata riscritta e ora è chiara: per l’art. 22 bis non bisogna attendere il passato in giudicato della sentenza, ma basta anche la condanna di primo grado. Poi, in caso di assoluzione in appello, l’inibizione decade. Ma con una condanna, anche se provvisoria, scatta automatico il decadimento da tutte le cariche”.
I regolamenti, quindi, non lasciano spazio a interpretazioni e non concedono scampo, ma Lotito e l’avvocato Gentile sono già scesi sul piede di guerra e minacciano battaglia in ogni sede, anche fuori dall’ordinamento sportivo.
“Se Lotito sarà sospeso, come sento dire in giro, inizierà un’altra battaglia giuridica. Vediamo cosa sarà deciso, ci misureremo con ciò che sarà fatto. Ci sono interpretazioni diverse delle norme, qualcuno vuole prendere lo spunto da questa vicenda per far fuori Lotito. Ho parlato con il presidente, sappiamo che c’è una volontà dichiarata di aggressione e di ostilità nei suoi confronti. Lotito è già stata condannato dal punto di vista disciplinare per gli stessi fatti nel 2006. Ha avuto sei mesi di sospensione dall’attività federale, poi furono ridotti a tre, e li ha scontati. Non può essere nuovamente sanzionato per lo stesso fatto storico che viene rivisto in sede penale a distanza di cinque anni”.
Tesi singolare quella di Gentile, visto che come previsto da regolamento, venuto meno il principio di onorabilità a causa della sentenza del tribunale di Napoli, ieri l’avvocato della Lazio e di Lotito ha inviato alla Lega Calcio una raccomandata comunicando la sentenza di condanna del suo assistito.
“Abbiamo comunicato alla Lega la sentenza di condanna e abbiamo sostenuto, però, che quella sanzione prevista dall’articolo 22bis era già stata scontata. La norma riguarda l’ordinamento federale e quindi può riguardare la sospensione di Lotito come tesserato dalla sua attività federale e non anche la sospensione della carica di presidente che riguarda l’ordinamento societario e civilistico. La sentenza di Napoli non è ancora esecutiva perché soggetta ad appello e non si applica la pena accessoria dell’interdizione dagli uffici direttivi”.
Tesi singolare, dicevamo, perché per regolamento quella condanna porta alla revoca del tesseramento e quindi, di fatto, la possibilità di ricoprire qualsiasi carica all’interno di una società di calcio, tanto più quella di presidente, ovvero del responsabile legare per eccellenza della società. Quindi, niente più potere di firma su atti ufficiali, compresi l’acquisto o la vendita dei calciatori o i rinnovi di contratto. Nulla di nulla. E un presidente senza potere di firma e impossibilitato a rappresentare la società, non si è mai visto in passato. Sembra più la voglia di restare a tutti i costi aggrappati ad una poltrona, anche dopo che te l’hanno sfilata da sotto. Ma, perso per perso, Lotito ha deciso di andare alla guerra, di sollevare l’ennesimo polverone.
“Se lo emettono, possiamo impugnare il provvedimento alla Giunta del Coni e al Tar, vediamo cosa succederà. Quando avremo notizie ufficiali sceglieremo la strada migliore”.
Migliore per chi non si sa. Forse per Lotito, ma di sicuro non per la Lazio, trascinata nell’ennesima guerra già persa in partenza di questi anni. E le altre, sappiamo tutti come sono andate a finire e quanto sono costate, sia in termini economici che di immagine, alla Lazio.
(sslaziofans.it)
 
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VasilijIvanovic
view post Posted on 11/11/2011, 20:31




Loro sono primi in classifica in Serie A, con Miro Klose in attacco, e lo vorrebbero via dalle balle. A Salerno sono secondi, dietro ad un paesino sardo e con Biancolino in attacco, e lo adorano.
 
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Adalgiso Onesti
view post Posted on 11/11/2011, 20:51




CITAZIONE (VasilijIvanovic @ 11/11/2011, 20:31) 
Loro sono primi in classifica in Serie A, con Miro Klose in attacco, e lo vorrebbero via dalle balle. A Salerno sono secondi, dietro ad un paesino sardo e con Biancolino in attacco, e lo adorano.

ma non erano primi? :hmm.gif:
 
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view post Posted on 12/11/2011, 12:50

Salernitana!

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CITAZIONE (VasilijIvanovic @ 11/11/2011, 20:31) 
Loro sono primi in classifica in Serie A, con Miro Klose in attacco, e lo vorrebbero via dalle balle. A Salerno sono secondi, dietro ad un paesino sardo e con Biancolino in attacco, e lo adorano.

vabbuò ma è odiato soprattutto dagli ultras che volevano fare affari con la cricca casalese di chinaglia...
 
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Non un passo indietro!
view post Posted on 14/11/2011, 20:21




un pochino di roba da leggere... :041212203345_80.gif:

Il calcio italiano mette Lotito alla porta

di Stefano Greco

12 Novembre 2011
Tanto tuonò, che alla fine piovve. Anzi, la pioggia si è trasformata in un vero e proprio diluvio che rischia di trasformarsi in una tempesta, perché le nubi all’orizzonte sono nere come la pece e ancora più cariche di acqua. Dopo aver dato due giorni di tempo al “condannato Lotito” per comunicare alla Lega calcio l’esito della sentenza di Napoli, visto il silenzio dell’oramai ex Consigliere Federale (al contrario di titti gli altri imputati, che infuriati per la sentenza ma rispettosi del regolamento si sono tutti autosospesi), Lega e Federcalcio ieri hanno preso la situazione in mano e alle ore 19 è arrivato negli uffici di Formello in fax in cui, in base all’art. 22 bis delle Noif (le carte federali), è stata comunicata al presidente della Lazio l’immediata inibizione perché sono venuti meno i principi di “onorabilità” del tesserato. Da ieri sera, quindi, Claudio Lotito è nuovamente fuori dal calcio italiano. Questa volta non per poche settimana a causa di una squalifica, ma in base alla sentenza emessa dal tribunale di Milano è fuori per almeno 15 mesi. Ma potrebbe essere solo l’inizio.
La Federcalcio, infatti, potrebbe decidere (in base alle motivazioni della sentenza) di escludere definitivamente il “condannato Lotito” dal sistema calcio. Lo ha fatto capire ieri sera il presidente federale Abete a Wroclaw, nell’intervista concessa alla Rai tra il primo e il secondo tempo dell’amichevole dell’Italia con la Polonia.
“Bisogna avere rispetto per le sentenze e per i regolamenti. Tutti i tesserati lo hanno fatto, meno che uno. Capisco la rabbia, ma serve rispetto per le regole e chiaramente anche per chi è stato condannato. Per questo, prima di prendere altre decisioni aspettiamo di leggere le motivazioni. Lotito? L’ho incontrato a Vicenza per il Consiglio Federale, poi non l’ho più sentito”.
Non ha gradito il presidente federale le dichiarazioni di guerra rilasciate per bocca di Lotito dall’avvocato Gentile, arrivato a definire “una farsa” il processo di Napoli e la sentenza emessa dai giudici. Ma ha gradito ancora meno la minaccia di trasformare la questione nell’ennesima guerra di carte bollate. Per questo la Federcalcio, forte del parere dei suoi avvocati e degli esperti di carte federali ascoltati subito dopo la sentenza emessa dai giudici partenopei, ha deciso di agire in fretta e di usare il pugno di ferro. Da oggi, quindi, Lotito è di fatto decaduto da tutte le sue cariche. Non potrà più rappresentare la Lega Calcio né in Consiglio Federale né nei rapporti con le istituzioni politiche, visto che era stato nominato interlocutore del mondo del calcio con il parlamento e il Governo per quel che riguardava la “Legge per gli stadi”. Niente più rioni in Lega e in Federcalcio, quindi, e niente più passeggiate nei corridoi di Montecitorio. E forse questo è quello che gli brucia di più in questo momento.
La Lazio, anche se non ufficialmente, potrà ancora guidarla. Non potrà firmare contratti, non potrà dialogare con tesserati (calciatori, dirigenti e procuratori), non potrà rilasciare interviste nei luoghi in cui gioca la Lazio, non avrà più accesso negli stadi nelle zone riservate ai soli tesserati, quindi dovrà delegare tutto a Marco Moschini, il suo uomo di fiducia da sempre, insieme all’avvocato Gentile.
Il calcio italiano, quindi, lo ha “messo alla porta”, ma come detto potrebbe anche andare peggio. Qualcuno, infatti, spingerebbe per rendere immediatamente esecutivo anche il Daspo (divieto di accesso in tutti i luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportivi) comminato a Lotito e a tutti gli altri condannati dal tribunale di Napoli come pena accessoria. Di solito le pene accessorie diventano effettive dopo la sentenza di ultimo grado, ma qualcuno ha fatto notare che in questi anni migliaia di tifosi contro i quali è stato emesso questo provvedimento, sono stati immediatamente allontanati dagli stadi e poi, semmai, riabilitati a fine processo. Il Daspo, per le persone normali, è applicato con provvedimento immediato. Se non fosse fatta la stessa cosa anche verso i tesserati, la diversità di trattamento aprirebbe la strada ad una serie di ricorsi tale da rischiare di mandare in tilt l’intero sistema. Per questo, Abete e la Federcalcio hanno deciso di aspettare almeno le motivazioni della sentenza emessa dai giudici di Napoli prima di prendere ulteriori provvedimenti.
Ma i guai per Lotito non sono finiti. Il 25 novembre, infatti, dovrà presentarsi davanti ai giudici della Disciplinare per il deferimento arrivato dopo le dichiarazioni rilasciate alla fine di Lazio-Juventus del maggio scorso, quando dopo aver ventilato un “tintinnio di manette” (con effetto boomerang, a quanto pare), parlò apertamente di risultati del campionato decisi a tavolino per favorire alcune società forti rispetto ad altre, facendo un chiaro riferimento alla Roma e alla Juventus (avversarie della Lazio in quel momento nella corsa alla Champions League ma anche e soprattutto nella battaglia per la spartizione dei proventi dei diritti tv). L’avvocato Gentile, nell’incontro con il procuratore federale, sostenne che quelle di Lotito erano solo battute goliardiche, ma Palazzi non le ha considerate tali. Lotito rischia da uno a tre mesi di squalifica, un provvedimento che renderebbe quindi vano il ricorso annunciato dal presidente della Lazio al Tar e in ultima istanza al Consiglio di Stato per annullare l’inibizione che gli ha comunicato ieri la Federcalcio.
Insomma, si profilano altre settimane di tempesta, addirittura peggiori di quelle vissute a partire da maggio con l’attacco frontale al Coni, a Petrucci e anche ad Abete. E con lui, come succede ogni volta, Lotito trascina nelle sue guerre personali anche la Lazio che, in questo momento, di tutto ha bisogno meno che di finire nell’occhio del ciclone per colpa dei comportamenti del suo presidente, inibito.



Gian Michele l'incompreso, Azzeccagarbugli del terzo millennio

di Stefano Greco

12 Novembre 2011
Sembra un personaggio uscito direttamente dalla penna di Alessandro Manzoni. Con quella barbetta bianca e i capelli perennemente sconvolti (e avendo come amico-cliente da una vita uno come Lotito è il minimo…) assomiglia come una goccia d’acqua (anche nel modus agendi) all’avvocato Azzeccagarbugli descritto dall’autore de “I Promessi Sposi” per impersonificare la confusione dell’epoca e i personaggi che in quella confusione ci sguazzavano felici come anatroccoli in uno stagno.
Stiamo parlando dell’avvocato Gian Michele Gentile, quello diventato celebre per quella farsesca corsa in motorino verso il tribunale di Tivoli (seguita con le modalità di una tappa del Giro d’Italia da tifosi e giornalisti al seguito) per evitare all’ultimo secondo utile il fallimento della Lazio. Così raccontarono all’epoca, ma in realtà si trattava solo di un’udienza preliminare ed il fallimento era lontano anni luce. Ma tutto fa brodo quando c’è da creare falsi miti. In realtà, quella corsa in motorino è risultata in questi anni l’unico vero trionfo dell’avvocato Gentile, perché da quando ha indossato i panni di difensore della Lazio non ne ha vinta una che fosse una di causa. Ha perso su tutti i fronti, sia nei tribunali civili che in quelli ordinari, sia difendendo la Lazio che il suo storico cliente e amico Claudio Lotito.
Ma Gentile si è segnalato anche e soprattutto per le sue uscite a dir poco sconcertanti. Durante l’OPA lanciata da Lotito, andò in radio a dire che se lui fosse stato un azionista della Lazio non avrebbe mai aderito all’OPA, perché le azioni biancocelesti valevano molto di più di quello che offriva Lotito. Una dichiarazione che si commenta da sola, visto che il suo cliente aveva appena dichiarato di aver lanciato un’offerta pubblica per racimolare sul mercato le azioni necessarie per portare la Lazio fuori dalla quotazione della Borsa. In realtà, Gentile sapeva bene che Lotito non solo non aveva nessuna possibilità di arrivare alla quota necessaria per aprire la procedura di delisting del titolo, ma aveva intenzione di spendere il meno possibile, visto che il 50% lo aveva già superato e l’OPA era stato costretto a lanciarla solo per evitare di peggiorare la sua situazione giudiziaria (era finito nel mirino dei giudici milanesi nell’inchiesta che poi gli è costata una condanna a 2 anni per aggiotaggio e ostacolo all’attività della Consob). Quindi, non gli interessava mettere le mani su altre azioni e aveva mandato avanti Gentile per convincere i tifosi-azionisti a non aderire all’OPA. E andò proprio così. L’OPA fu un flop, per la gioia di Lotito.
Negli ultimi tempi, Gentile ha dato il meglio di sé. Calciopoli? “Il mio cliente non c’entra, appena parleremo con i magistrati chiariremo tutto”. Risultato: condanna di Lotito sia nel processo sportivo che in quello penale. Pandev? “Le nostre ragioni sono lampanti, il regolamento parla chiaro. La Lazio semmai è vittima di un tentativo di estorsione”. Risultato: Pandev svincolato a parametro zero e Lazio condannata sia a pagare gli stipendi arretrati più i danni che le spese legali, sia nel processo sportivo che in sede civile. Stesso discorso con i vari Mutarelli, Stendardo, Bonetto (due volte), Manfredini e tutti i tesserati che hanno fatto causa alla Lazio.
Di trionfo in trionfo, arriviamo agli ultimi tempi e alle ultime perle. Lazio sotto inchiesta per i contratti di Cruz? “A me risulta che il procedimento sia stato archiviato da tempo, non ci hanno comunicato più nulla”. Infatti, il procedimento non solo non è stato archiviato, ma sta sul tavolo del procuratore federale che si preparerebbe (stando alle voci che arrivano da via Allegri) a deferire la Lazio. Le dichiarazioni di Lotito dopo Lazio-Juventus, quelle del “tintinnio di manette e del campionato falsato e deciso a tavolino?” Solo goliardia, battute spiritose che fanno parte del personaggio Lotito che ama stupire. Risultato: il procuratore federale deve essere uomo con scarso senso dell’umorismo, visto che Palazzi ha deferito Lotito che il 25 novembre si dovrà presentare davanti ai giudici della Disciplinare e andrà quasi sicuramente incontro all’ennesima squalifica.
Ma le grandi perle sono quelle di questi ultimi giorni, successive alla condanna inflitta a Lotito dai giudici di Napoli per la vicenda di Calciopoli. “Non voglio dire che il processo sia stato una farsa, ma i giudici hanno sbagliato e lo dimostreremo facilmente in appello, perché il secondo grado serve proprio per correggere gli errori dei giudici”. Dichiarazioni in perfetto stile avvocato-Ghedini, che per chi non lo sapesse è l’avvocato storico di Berlusconi. Frasi sentite prima di ogni rinvio a giudizio di Lotito e dopo ogni condanna. Ma Gentile si è superato quando è entrato a gamba tesa sulla Federcalcio, sostenendo che “l’articolo 22 bis è stato scritto apposta per far fuori Lotito, perché è diventato un personaggio scomodo, da eliminare”…. Peccato che le carte federali (compreso quell’articolo 22 bis) siano state scritte qualcosa come 18 anni fa, nel periodo in cui Lotito frequentava già i tribunali penali italiani (e non solo i tribunali…) ma per altri problemi e altri scandali, ma per fortuna nostra non faceva ancora parte del mondo del calcio. Singolare, quindi, sostenere che i magistrati che scrissero le carte federali, oltre che esperti di diritto fossero anche dei veggenti, così abili da prevedere che 18 anni dopo quella norma sarebbe servita al mondo del calcio per far fuori Lotito. Tesi talmente singolare e ardua da sostenere, che Gentile con questa dichiarazione andrà incontro ad un deferimento da parte della procura federale. Ma non potendo difendersi da solo e dovendo assumere un avvocato vero, forse il nostro Azzeccagarbugli del terzo millennio qualche possibilità di evitare la squalifica stavolta ce l’ha…



Lotito, le condanne, la difesa della Lazio e la coerenza...

di Stefano Greco

13 Novembre 2011
Ho deciso di aspettare qualche giorno e di contare fino ad un MILIONE (e poi ricominciare da capo) prima di intervenire e replicare dopo quello che ho letto sulla sentenza del tribunale di Napoli e sulla condanna di Lotito. Ho preferito contare e aspettare, perché altrimenti avrei potuto scrivere cose pesanti leggendo certe cose.
Sento parlare in giro di COERENZA, di gente che parla di DIFESA DELLA LAZIO, oppure di PROCESSI FARSA e via discorrendo. Allora vado con ordine, partendo proprio dai PROCESSI FARSA.
In questo momento in corso ce ne sono due di PROCESSI FARSA legati alla Lazio. Uno a carico dei quattro capi degli Irriducibili, che nella vita potranno pure aver commesso le peggiori cose del mondo (che comunque, stando a quello che sostengono i difensori della giustizia giusta andrebbero quantomeno provate prima di esprimere giudizi lapidari, o no?) ma se qualcuno ha partecipato almeno ad una delle udienze di quel processo ha capito che le denunce fatte contro di loro da Lotito non stanno né in cielo né in terra, visto che nel corso del procedimento è emerso (dalle intercettazioni prima e poi dalle testimonianze in aula) che, ad esempio, la famosa madre di tutte le prove (la lettera minatoria) fu confezionata dalla moglie di Lotito e dalla governante per spaventare Lotito e convincerlo a mollare la Lazio, come voleva la famiglia Mezzaroma. Oppure che quasi tutte le telefonate presunte intimidatorie contro il presidente provenivano dall'utenza intestata alla signora Cristina Mezzaroma. Per queste cose, spacciate da qualcuno come prove inconfutabili, qualcuno si è fatto 27 mesi tra carcere e domiciliari, denunciato dal “suo” presidente, quello che oggi alcuni di voi ancora difendono come vittima del sistema. Ovvero dello stesso sistema con il quale è andato per anni a braccetto e al quale chiedeva (basta sentire le telefonate intercettate in cui parla con Digos, questori e prefetti dell’epoca) di eliminare i suoi contestatori, utilizzando qualsiasi mezzo. E allora, se questo sistema era fallato già prima quando lui ne faceva parte, non ci si può indignare solo oggi che lo stanno mettendo alla porta, indicandogli la via d’uscita. Questione di COERENZA.
Il secondo processo è quello che vede coinvolti i famosi truffatori di San Marino, sul quale non rubo tempo qui ma vi invito a leggere questo:
www.sslaziofans.it/contenuto.php?idContenuto=26669
Su entrambi questi processi (e sulle persone coinvolte), pur in assenza di una qualsivoglia sentenze, anche di primo grado, in questi anni ho sentito giudizi lapidari da parte delle stesse persone che oggi sostengono che Lotito ha diritto di essere considerato innocente perché condannato solo in primo grado. Bella COERENZA. Io non dico è colpevole, ma dico è stato considerato colpevole, quindi rispetti le regole.
E veniamo alla COERENZA. Da anni mi sento dire: LOTITO E’ UNA COSA, LA LAZIO UN’ALTRA, QUINDI BISOGNA SCINDERE LE DUE COSE. E’ una cazzata, colossale, perché ogni società è legata a doppio filo alle azioni del suo presidente, perché per quel che riguarda l’ordinamento sportivo, ad esempio, ne risponde in modo DIRETTO. Ma io questo l’ho sempre sostenuto, ho sempre detto e scritto che non era possibile scindere i comportamenti di Lotito dalla Lazio, ma quando lo facevo mi sentivo rispondere il contrario. Ora che Lotito sta cominciando a pagare pesantemente il conto delle malefatte compiute a 360 gradi, perché i nodi della Giustizia (lenta per lui come per tutti) stanno arrivando al pettine, leggo che bisogna schierarsi dalla parte di Lotito per difendere la Lazio o addirittura (cosa talmente ridicola che dovrebbe far vergognare chi la scrive) che questa sentenza è stata emessa per danneggiare la Lazio. Ma come, voi non eravate quelli che LOTITO E' UNA COSA E LA LAZIO E' UN'ALTRA? La vostra coerenza va ad intermittenza a seconda delle convenienze del momento? A quanto pare sì, visto che vi schierate a difesa dell’indifendibile dando pure dei NON LAZIALI a quelli che non si omologano.
Lotito ha fatto più danni della grandine in questi sette anni, a tutti i livelli. Per interessi personali è passato sopra a tutto e tutti, spesso e volentieri usando la Lazio e la sua posizione di presidente della Lazio per entrare in tutte le stanze dei bottoni possibili ed immaginabili, per ottenere favori, appalti e altro. Lo fanno tutti i presidenti? Probabilmente sì, ma non vedo per quale motivo allora mi dovrei schierare al suo fianco solo perché è presidente della Lazio. Con questo principio, se avessi avuto Gheddafi come presidente avrei dovuto giustificare il fatto che la moglie del presidente dava fuoco alla domestica e cose del genere. Ma in che mondo vivete?
Da quando è arrivato alla Lazio è stato condannato a 2 anni di reclusione per aver truffato gli azionisti della Lazio e aggirato le regole di mercato. E' stato condannato in tutte le cause intentate contro i tesserati della Lazio. E’ stato condannato per aver fatto la guerra al CONI dopo aver firmato un regolare contratto e non aver pagato per un anno intero l'affitto. Ora ha contro tutto il mondo sportivo italiano e lo ha fatto per difendere la sua immagine di uomo forte, non per il bene della LAZIO. Queste guerre le ha scatenate lui, fottendosene altamente se queste guerre potevano danneggiare la Lazio. E io ora mi dovrei schierare dalla sua parte? Oppure dovrei sostenere la tesi del complotto ordito contro di lui per danneggiare la Lazio? Ma cosa vi siete fumati?
Chiudiamo con la storia di chi fa inchiesta, visto che chi fa informazione nel mondo Lazio viene accusato di non fare come i colleghi romanisti che difendono la Roma ad oltranza e sotterrano qualsiasi cosa. Io non ho un editore che mi dice cosa devo scrivere. Io ho scelto di rendermi indipendente e di inchieste ne faccio da anni, mi occupo di Lazio e su quello indago. Di zozzerie nei bilanci della Lazio ne ho trovate a bizzeffe e le tiro fuori. Se in sette anni non ho preso una sola querela, anzi, da una denuncia fatta dal sottoscritto e da altri piccoli azionisti Lotito ha preso una condanna a 2 anni dal tribunale di Milano, significa che quelle denunce era fondate. Compresa quella sulla B&G Consulting ( www.sslaziofans.it/contenuto.php?idContenuto=26514 ) che ha fatto innervosire tanto Lotito, al punto da portarlo ad aggredire verbalmente (e non solo) pubblicamente Alberto Abbate. Se Lotito fa contratti fuori dalle regole a Cruz e Zarate, è colpa nostra o sua? E lo devo difendere? No, il contrario, perché facendo quel tipo di contratti lui ha fatto i SUOI di interessi, non quelli della Lazio che continua a pagare il conto delle sue azioni.
L'unica cosa COERENTE, per quel che mi riguarda, è scindere i risultati della Lazio da Lotito. Non nel senso che lui e Tare non abbiano meriti se la Lazio è prima in classifica (sarebbe ridicolo sostenerlo), ma nel senso che quello che succede intorno alla Lazio non è legato ai casini in cui si è infilato Lotito con i suoi comportamenti. Con la guerra in corso con CONI e Federcalcio, non ci avrebbero mai fatti arrivare al primo posto in classifica se avessero voluto. I COMPLOTTI in Italia sono il cibo degli stolti e degli struzzi. E la scusa migliore in tasca a chi vuole trovare una scusa per i propri errori o per distrarre l’attenzione della gente da altro.
Lotito rispetti il regolamento, come hanno fatto il presidente della Reggina Foti e tutti gli altri condannati che hanno accettato l'inibizione perché prevista dal regolamento. Giusta o non giusta che sia stata la sentenza. La legge ti offre la possibilità di fare ricorso e dimostrare se i giudici hanno sbagliato o no in prima grado, ma per restare nella legalità, per prima cosa rispetti la legge. E se fai parte di un sistema ne accetti le regole, tutte, non solo quelle che ti fanno comodo o quelle che reputi giuste, per tua convenienza. Chiedetevi come mai lui è l’unico che ha sollevato questo casino. E a chi sostiene che dobbiamo difendere Lotito e ribellarci a questa sentenza perché gli impedirà di fare mercato, ricordo a tutti che il Genoa ha fatto per anni mercato comprando decine e decine di giocatori con Preziosi squalificato. Lotito se ne frega di questo, l’unica cosa che gli interessa è continuare a fare il capetto in Lega, restare consigliere federale per rappresentare la Lega nei rapporti con il parlamento, inciuciare a Montecitorio per tentare fino alla fine di far approvare la legge sugli stadi come conviene a lui. Perché se la Lazio non ha ancora uno stadio e in questa corsa rischia anche il sorpasso da parte della Roma, non è colpa del complotto, ma solo del fatto che lui lo stadio interessa solo ed esclusivamente se si può fare sui suoi terreni sulla Tiberina, quelli agricoli e a rischio idrogeologico che lui con la scusa dello stadio vorrebbe rendere edificabili e in grado di ospitare un nuovo quartiere. Questa è la verità! E sarebbe ora di aprire definitivamente gli occhi, senza usare la Lazio come scusa per non prendere una posizione netta contro chi da anni fa il male della Lazio o addirittura continuare a difendere l’indifendibile dicendo: “Ma se va via lui chi arriva?”
Non mi ricordo tutti questi dubbi quando fu cacciato a calci nel sedere Cragnotti a gennaio del 2003, quando il presidente più vincente nella storia della Lazio fu costretto a fuggire insultato e preso a sassate. E mi sembra quantomeno ridicolo che qualcuno possa anche solo pensare che oltre Lotito (che da sette anni e mezzo non mette un solo euro che sia uno di tasca sua nelle casse della società) per la Lazio possa esserci il baratro.



Lazio, una squadra da 12 milioni di euro da piazzare...

di Giorgio Cerri

14 Novembre 2011
Igli Tare in questi giorni va in giro per l’Europa. Vede partite, visiona giocatori, prende appunti, allaccia contatti e poi giovedì tornerà a Roma per riferire. Lotito è inibito e lo sarà a lungo, visto che ricorso o no al Tar del Lazio contro la sentenza di Calciopoli, tra una decina di giorni incapperà nell’ennesima squalifica per le dichiarazioni post Lazio-Juventus dello scorso campionato (quelle del tintinnio di manette e della task force, tanto per intenderci). Due mesi di squalifica dovrebbero essere il minimo sindacale, quindi fino alla fine di gennaio (e quindi del mercato di riparazione) Lotito sarà fuori dai giochi: non potrà firmare contratti di acquisto e di cessione, ma neanche incontrare altri tesserati. Che siano presidenti, procuratori o giocatori, non fa nessuna differenza.
Toccherà a Tare e al “fido Moschini” (fido di Lotito, s’intende) occuparsi del mercato in entrata, ma soprattutto di quello in uscita. Perché come al solito soldi in cassa non ce ne sono e il quasi sicuro mancato riscatto di Zarate da parte dell’Inter, impedisce di fare salti nel buio. Per acquistare, quindi, bisogna per prima cosa vendere o quantomeno riuscire a piazzare i componenti della rosa extra-large della Lazio che Reja non utilizza e che sono ai margini o addirittura fuori dal gruppo. Praticamente una squadra ‘fantasma’, con giocatori che vengono pagati per non giocare e che non vengono convocati neanche quando la squadra sta in completa emergenza. Questa ‘squadra fantasma’, alla Lazio costa qualcosa come 12 MILIONI DI EURO LORDI D’INGAGGIO. Sì, avete letto bene. La Lazio spende 12 MILIONI DI EURO D’INGAGGI per giocatori che non toccano il campo e che in alcuni casi neanche giocano le partitelle in famiglia.
I casi più eclatanti sono quelli legati a Carrizo (2 milioni di euro lordi di stipendio), Stendardo (2,4 milioni di euro lordi), Garrido (2,5 milioni lordi fino al 2015), Makinwa (1,2 milioni lordi d’ingaggio), Del Nero (700.000 euro lordi) e Artipoli (200.000 euro lordi). A questi si aggiungono anche Cavanda (200.000 euro lordi per giocare in Primavera perché è in rotta con Reja) e due giocatori utilizzati con il contagocce come Zauri (1,6 milioni di euro lordi di stipendio) e Scaloni (1,2 milioni di euro lordi), che di presenze ne hanno collezionate solo quando Reja doveva scegliere se gettare nella mischia loro oppure uno dei massaggiatori e che quando a gennaio riapriranno le liste Uefa (in caso di qualificazione), diventeranno inutili anche per l’Europa League, visto l’inserimento certo di Stankevicius. E questo vale soprattutto per Zauri, che quando ha giocato ha fatto più danni di una grandinata in piena vendemmia.
Insomma, la Lazio deve per prima cosa togliersi di dosso questa ‘zavorra’ che pesa sul bilancio e sulla gestione del gruppo. In alcuni casi, pesa solo ancora per pochi mesi, visto che Del Nero, Artipoli, Makinwa, Scaloni e Zauri sono tutti in scadenza di contratto giugno 2012. Il problema vero è rappresentato da Carrizo (un investimento da quasi 10 milioni di euro), da Garrido e da Stendardo.
Il portiere argentino, salito alla ribalta delle cronache in questi mesi solo per il furto di qualche giorno fa nella sua villa di Formello (circa 50.000 euro di bottino), al momento non ha mercato. L’unica speranza della Lazio è riposta nel ritorno in serie A del River Plate, ma per tornare in Argentina (definitivamente), Carrizo dovrebbe ridursi drasticamente lo stipendio. La Lazio non incasserebbe un solo euro dalla cessione di Carrizo, ma otterrebbe in cambio dal River Plate un giocatore giovane su cui puntare. E soprattutto libererebbe il posto da extracomunitario occupato dal portiere. Stesso discorso di passaporto anche per Makinwa, che non è diventato ancora italiano (come si vociferava) e che all’ultimo momento utile nel mercato di agosto ha fatto saltare il trasferimento al Pergocrema dell’amico (di Lotito) Sergio Briganti. Ad agosto la cosa sembrava fatta, il Pergocrema aveva grandi ambizioni, ma dopo un inizio da record la squadra si è persa e ora naviga a centro classifica, quindi diventa difficile ipotizzare un grande investimento come l’ingaggio di Makinwa per una società di Lega Pro. Ma le vie del mercato (e delle società definiamole ‘amiche’) sono infinite, quindi sperare non costa nulla.
Poche sono anche le speranze che la Lazio si possa liberare di Garrido, il ‘pacco di ritorno’ dell’affare-Kolarov. Lo spagnolo costerà alla Lazio qualcosa come altri 10 milioni di euro da qui alla scadenza del contratto. Con quell’ingaggio garantito e la crisi che c’è in giro, difficile trovare estimatori per un calciatore che non gioca da quasi due anni. In Spagna c’era stato qualche timido tentativo da parte della Real Sociedad, ma la Lazio non accetta il prestito secco e tantomeno (come avevano chiesto gli spagnoli) di accollarsi anche parte dell’ingaggio del giocatore.
Per Stendardo, il discorso è diverso. Dopo esser stato messo fuori rosa due anni fa, poi reintegrato dopo aver vinto la causa e aver scritto quella lettera-farsa di scuse (quella che Ledesma si rifiutò di firmare), ora il centrale difensivo napoletano è finito nuovamente fuori dal gruppo. Ha fatto un’apparizione con la Primavera contro la Reggina (prova a dir poco disastrosa) e ha comunque deciso di restare alla Lazio fino alla scadenza del contratto (giugno 2013), perché ha scelto Roma come città in cui stabilirsi definitivamente. E perché non intende rinunciare ai 100.000 euro netti circa di stipendio al mese. Piazzarlo, quindi, sarà un’impresa difficile, se non impossibile, come per Zauri e Scaloni. Artipoli e Del Nero resteranno sicuramente a svernare a Formello fino a giugno (come hanno fatto i vari Bonetto, Meghni e Manfredini), mentre Cavanda quasi sicuramente andrà in prestito in una società di serie B.
Insomma, per Tare le prossime saranno settimane tutt’altro che facili. E la scusa dell’inibizione di Lotito per giustificare l’eventuale immobilismo della Lazio non regge, perché è stata giù utilizzata ad agosto come scusa per il mancato arrivo del centrocampista richiesto a gran voce da Reja.
(sslaziofans.it)


Il caso-Lotito si infiamma: Beretta a rischio deferimento

di Fulvio Bianci ("La Repubblica" - SPYCALCIO)

14 Novembre 2011
Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A, rischia ora il deferimento da parte del procuratore federale, Stefano Palazzi. Il numero uno della principale Lega infatti non ha segnalato alla Figc che i dirigenti di club Lotito (Lazio), Mencucci e Andrea Della Valle (Fiorentina) dovevano essere sospesi da ogni carica sportiva in base all'articolo 22 bis delle Noif essendo stati condannati a Napoli per frode sportiva. Andrea Abodi (Lega di B) e Carlo Tavecchio (Dilettanti) hanno segnalato con sollecitudine alla Figc la posizione di Foti e dell’ex arbitro Massimo De Santis, adesso dirigente (per la verità ex) del Palestrina.
Non si sa perché Beretta faccia finta di nulla, disattendendo così una norma: è vero che è legato da ottimi rapporti di amicizia con Lotito che lo chiama al telefono più volte ogni giorno, tanto da essere soprannominato nell’ambiente “dimmi Claudio”, ma Beretta venerdì era in Lega, sapeva benissimo l’esistenza del caso, e non ha fatto nulla. Anzi, sulla “Gazzetta dello Sport” di domenica ha dichiarato che bisogna fare di tutto per difendere Lotito. Rischia, come detto, il deferimento, mentre è improbabile che la Lega sia commissariata. Che ne pensano, ad esempio, gli altri presidenti? Tra l’altro Lotito è stato più sollecito dello stesso Beretta, avendo segnalato subito con una raccomandata alla Lega la sentenza di Napoli e quindi la sua posizione: il numero uno della Lazio è anche consigliere federale e va quindi sostituito. La Lega di A, prima o poi (ma quando?), dovrà convocare un’assemblea per eleggere chi dovrà prendere il posto dell’ex moralizzatore del calcio italiano.
Lotito, in passato, aveva fatto sicuramente cose innovative, ma adesso è in piena rotta di collisione con il Coni e anche con la Figc. Non per niente dopo i Mondiali del Sudafrica 2010, è stato fra i pochi a chiedere la testa di Giancarlo Abete. E anche in consiglio federale i due si sono scontrati sul tema del contratto dei calciatori. Col Coni, non ne parliamo: Lotito è stato inibito perché ha dato degli estorsori a Petrucci e company, e soprattutto deve ancora qualche soldino (intorno ai 400.000 euro) per l’affitto arretrato dell’Olimpico. Affitto che ha sempre contestato, mentre la Roma ha fatto un accordo per la gestione dell’Olimpico sino al 2015.
Ora la mazzata da Napoli: non è certo una norma ideata contro Lotito, visto che è addirittura del 1993, quindi di diciotto anni fa. Il patron della Lazio farà di sicuro ricorso, con la speranza di aver ragione davanti al Tar del Lazio. Ma per ora, è fuori da quel mondo che amava tanto, e che lo aveva visto protagonista di tante battaglie. Così come è pronto a dare battaglia il presidente onorario della Fiorentina Andrea Valle, pure lui sospeso. Chiederà alle leghe di portare in consiglio federale una modifica della norma ritenuta troppo punitiva. Inoltre Della Valle ce l’ha con la Figc perché è stato sospeso anche dalla qualifica di consigliere di amministrazione del club viola.


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granata1983
view post Posted on 17/11/2011, 13:32





Lotito arrivato in Lega. C'è anche l'avv. Gentile
Il n° 1 della Lazio è arrivato nella sede della Lega di serie A dove è in programma una riunione del Consiglio, accompagnato dal suo legale

MILANO - Claudio Lotito è arrivato nella sede della Lega di serie A dove è in programma una riunione del Consiglio, accompagnato dall'avvocato Gianmichele Gentile. Lotito - che è anche consigliere federale - dopo la condanna in primo grado al processo di Napoli per Calciopoli, è stato automaticamente sospeso dalla carica di presidente della Lazio in base all'art.22 bis delle Norme organizzative interne della Federcalcio, la cui riforma è all'ordine del giorno del Consiglio di oggi.
GHIRARDI SU PRESENZA LOTITO - Tommaso Ghirardi, presidente del Parma, dice la sua sulla presenza di Lotito in Lega: «A quanto mi risulta non potrebbe venire oggi - risponde Ghirardi - verificheremo quello che dicono le norme. Se è qui avrà avuto l'autorizzazione dalla federazione o dalla Lega stessa»


www.corrieredellosport.it

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Non un passo indietro!
view post Posted on 17/11/2011, 20:49




Beretta prova a 'salvare' Lotito, Abete nicchia, ma Petrucci lo stoppa

di Dario Pellizzari (da "Il Fatto Quotidiano")

15 Novembre 2011
Che la sentenza su Calciopoli avrebbe provocato una serie di reazioni più o meno scalcianti tra i destinatari delle condanne era facilmente prevedibile. Perché nessuno è mai colpevole davvero, perché gli errori giudiziari sono all’ordine del giorno e perché c’è sempre qualcuno che ha fatto peggio. E allora tanto vale alzare la voce e chiedere di essere ascoltati, se non dal collegio giudicante, che ormai ha detto la sua, almeno dalla stampa e dagli addetti ai lavori, che giustificano e garantiscono una prova d’appello da spendere fuori dalle aule dei tribunali. Protagonisti di questa nuova crociata della legalità contro una sentenza che è piaciuta poco poco, i tre dirigenti che hanno incassato una condanna e che secondo le regole vigenti della Federcalcio dovrebbero essere gentilmente accompagnati alla porta.

Per loro, Claudio Lotito, presidente della Lazio, Andrea Della Valle (presidente onorario della Fiorentina, ma con alcuni compiti operativi) e Sandro Mencucci (amministratore delegato della società viola e uomo d’azione dei Della Valle), il numero uno della Lega, Maurizio Beretta, chiede che venga addirittura cambiato l’articolo 22 delle Noif (Norme organizzative interne della Figc), che prevede l’immediata sospensione del tesserato che è stato oggetto di condanna. “Alla luce dell’importanza economica delle imprese del calcio, è giusto allinearle a quelle di tutti gli altri settori economici: quindi è giusto che gli effetti sulle cariche dirigenziali avvengano solo a fronte di sentenze passate in giudicato”, spiega Beretta, che pare sia legato a Lotito da una vera e profonda amicizia. Dunque, consiglio di lega straordinario convocato per giovedì prossimo, dopodomani. L’obiettivo, compattare i presidenti di serie A per sostenere una mozione da presentare a stretto giro di posta alla Federcalcio.

Diranno i più maliziosi: stai a vedere che anche questa volta provano a confezionarsi una misura ad hoc per rimanere aggrappati alle poltrone ad oltranza. Già, perché se si dovrà aspettare l’ultimo grado di giudizio per definire la posizione di un dirigente, bye bye sospensione e amici come prima. Con i tempi della giustizia italiana, potrebbero infatti passare una decina di anni prima di chiudere la faccenda con una sentenza definitiva. Alla faccia di chi diceva che il codice etico di chi fa parte del mondo dorato del pallone suggeriva le dimissioni dell’interessato anche soltanto dopo il rinvio a giudizio. Le dimissioni, è cosa nota, sono un istituto poco diffuso dalle nostre parti. Conta esserci sempre e comunque, male che vada si esce in un secondo tempo, ma dopo essersi battuti fino alla stregua.

Se la Lega di A sbuffa e la Figc temporeggia (Abete aspetta di capire se il fronte è compatto prima di definire i tempi e i modi del proprio intervento), parole chiare, anzi, chiarissime, arrivano dal garante dello sport italiano, il presidente del Coni Giovanni Petrucci, che interpellato sulla questione al Premio Facchetti ha detto: “Oggi ci sono più avvocati che presidenti e calciatori. La Figc è ben diretta e deve fare rispettare le regole, che i presidenti conoscono: non basta dire che investono i loro soldi e quindi possono decidere da soli”.
Senza il consenso del Coni, le federazioni non possono cambiare le regole del gioco. E Petrucci è stufo di sentir parlare di corsi e ricorsi per cambiare lo stato delle cose.Avanti il prossimo.



Beretta, Lotito, Juventus: Petrucci dichiara guerra a "furbetti, arroganti e prepotenti"

di Stefano Greco

16 Novembre 2011
“Ora basta! Non è vero che chi urla più forte ha ragione. Io non ci sto a quello che sta accadendo nel mondo del calcio di vertice che è malato di doping legale Abbiamo affidato a un gruppo di saggi l’incarico di mettere a punto norme contro l’arroganza di una parte del calcio”.
Questa volta Gianni Petrucci ha deciso di rispondere al fuoco, di mettere da parte la diplomazia e di attaccare quelli che lui stesso definisce i “furbetti, gli arroganti e i prepotenti”, ovvero i dirigenti che a detta del presidente del Coni, con i loro comportamenti e per difendere interessi di parte stanno facendo a pezzi da mesi l’immagine del calcio italiano. Non li nomina mai, ma l’attacco frontale ha come destinatari principali il presidente della Lazio, Claudio Lotito e il presidente della Lega di serie A, Maurizio Beretta, per il mancato rispetto dell’art. 22 bis. E i vertici della Juventus per la storia dello scudetto del 2006 e del maxi-risarcimento da 444 milioni di euro chiesto per i fatti di Calciopoli.
“Oramai c'è una preoccupante mancanza di rispetto per le regole e per l’etica. Mi riferisco a una parte del calcio italiano di vertice, parlo di quelli che credono di essere i più furbi. Ma è ora di stopparli, perché stiamo assistendo a cose mai viste e non possiamo permettere agli arroganti e ai prepotenti di prevalere. Perché continuando di questo passo il calcio di vertice sarà commissariato non dal Coni, ma dall’intera opinione pubblica”.
L’atto di accusa di Petrucci è pesante. E’ indirizzato ai dirigenti e al loro braccio armato, l’esercito di avvocati sceso in campo per battaglie legali su tutti i fronti.
“Io non ce l'ho con gli avvocati, ma oggi cercano di far sì che tutto sia possibile. Siamo in mano a troppi avvocati. Non dico che non abbiamo tutti diritto di appellarci ai tribunali, ma credo che stiamo superando tutti i gradi del giudizio sportivo”.
Parole pesanti che in realtà sono solo un antipasto, perché il piatto forte è rappresentato dall’affondo riservato a Beretta e Lotito.
“La prima giornata di campionato non è stata giocata, manca ancora la firma sul contratto collettivo, a marzo si è dimesso il presidente di A (Beretta, ndr) e, poiché non c'è un vicepresidente, dopo 8 mesi non è stata ancora convocata un’assemblea elettiva. Ma si può andare avanti così? Abete, che difendo fino in fondo, viene criticato perché non aggredisce. Le regole ci sono ma vengono aggirate dai furbastri. In un momento così delicato per il Paese è umiliante dover difenderci da queste aggressioni. Alla Lega, che domani ha una riunione, dico di non attaccare ma di fare finalmente qualcosa di costruttivo: se, invece, vogliono continuare ad essere aggressivi, vadano pure avanti così. Io gli dico che non possiamo andare avanti così, quindi facciano qualcosa di costruttivo ed eleggano il nuovo presidente. Rischio commissariamento per la Lega di serie A? Questo non lo so, ma loro lo sanno bene, visto che hanno fatto tanti studi per vedere se potevano essere o no commissariati. Come diceva Oscar Wilde, ‘Ci sono quelli che vogliono parlare di niente, l’unica materia di cui sanno tutto’. Purtroppo non si accetta più il risultato del campo, ma finché avremo voce per difendere le nostre regole, lo faremo. I presidenti lo sapevano quando sono entrati nel mondo dello sport quale era la situazione: i soldi sono loro, le regole sono nostre”.
Dalla Lega alla Juventus, il passo è breve, ma il tono resta duro.
“Mi chiedo che senso abbia andare avanti. Fare un passo indietro a volte vuol dire farne due avanti. Chi ha più intelligenza la metta al servizio degli altri: il mio è un appello, ma forse gli appelli non servono più. Non so se sia giusto aver dato quello scudetto all'Inter, non sta al Coni dirlo. Ma le regole però sono state rispettate e per il Coni il discorso è chiuso. Chi lo vuol riaprire il discorso e spostarlo nelle aule dei tribunali civili, creerà problemi alla serenità del calcio italiano: oggi si vive anche di credibilità e di curriculum. Abbiamo avuto un contenzioso con la Lazio, ieri abbiamo ritirato il reclamo, dimostrando buona volontà”.
Vista la guerra legale in corso, il Coni ha deciso di affidarsi a una commissione di esperti di diritto per tutelarsi dai sempre più frequenti ricorsi dei club ai tribunali ordinari, che scavalcano sempre più spesso la clausola compromissoria. Il Coni ha nominato un comitato di saggi composto da Pasquale De Lise, Paolo Salvatore, Piero Alberto Capotosti, Roberto Chieppa e Giulio Napolitano.
“I tempi della nostra controffensiva saranno rapidi. Ci sono regole chiare, ma si supera ormai sempre la clausola compromissoria, andando direttamente al tribunale. Questi esperti dovranno dirci se c'è stato questo superamento e come difenderci da questi ricorsi perenni ai tribunali. E reagiremo”.
Furbetti, arrogantie prepotenti, quindi, sono avvisati. Il tempo della pazienza e della diplomazia è finito. E chi continuerà a calpestare regole e regolamenti sarà messo fuori dal mondo dello sport in generale e del calcio in particolare.



Lotito, Beretta, l'art. 22 bis e la "guerra degli smemorati"

di Stefano Greco

17 Novembre 2011
Quando si sceglie di andare in guerra e di trascinare in quel conflitto l’intero sistema, bisognerebbe avere la certezza di poter vincere (o quantomeno di potersela giocare ad armi pari) e sapere per cosa e per chi si combatte. Ma, soprattutto, avere un pizzico di memoria. E la memoria, a quanto pare, gioca brutti scherzi un po’ a tutti i presidenti di serie A, ma soprattutto al duo Lotito-Beretta, smemorati oramai di professione e decisi a fare guerra a Coni e Federcalcio per un motivo molto semplice: il primo perché se non la butta in caciara ha già perso ed entrambi perché in questa guerra contro l’art.22 bis (quello che prevede la sospensione automatica di un tesserato condannato in primo grado per determinati reati) hanno ben poco da perdere. Lotito, infatti, se non fa la guerra si ritrova fuori dal sistema-calcio almeno per 15 mesi: e senza vetrina mediatica, senza poter esercitare il ruolo di consigliere federale e interlocutore della Lega di serie A con il Governo per le vicende calcistiche, per lui questa inibizione equivale ad una sorta di condanna a morte, la fine del personaggio-Lotito. Beretta, dimissionario da marzo dalla carica di presidente della Lega di serie A e con un ricco stipendio garantito da manager di Unicredit, ha da perdere ancora meno di Lotito, per questo è l’unico che si è schierato lancia in resta al fianco dell’amico Claudio, caduto in disgrazia. Ma oggi, arriva la resa dei conti.
Per il Coni e per la Federcalcio, Lotito è di fatto decaduto da ogni carica a partire dal 9 novembre, giorno successivo alla sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Napoli. Se oggi si presenta al Consiglio di Lega, pretende di partecipare (come sembra orientato a fare) e gli altri presidenti accetteranno la sua presenza, a norma di regolamento tutti i partecipanti saranno a rischio deferimento da parte della procura federale. Beretta in testa. E a quel punto, sarà guerra totale, come ha fatto capire chiaramente ieri il presidente del Coni, Gianni Petrucci, e come ha ribadito anche Abete, chiedendo il rispetto delle sentenze e del regolamento.
Quello che in pochi sanno, è che Lotito e Beretta o hanno perso completamente la memoria, oppure stanno giocando sporco sfruttando la scarsa memoria degli altri presidenti di serie A. Mi spiego. La guerra verte sulla riforma dell’art. 22 bis delle Noif, considerata antiquata e ingiusta. Quello che nessuno ricorda o dice, è che quella norma è stata riscritta, approvata all’unanimità e inserita nel regolamento della Lega di serie A il 1° luglio del 2010, alla presenza sia di Beretta che di Lotito. Quel giorno, entrambi hanno votato a favore dell’inserimento del punto 12 dell’art. 9 del regolamento che recita testualmente: “Consiglieri Federali in rappresentanza della Lega Serie A devono possedere i requisiti previsti dall’art. 29 dello Statuto Federale, dall’art. 22 bis N.O.I.F. e dall’art. 15, comma 1, del presente Regolamento”.
( http://www.legaseriea.it/c/document_librar...3&groupId=10192)
Di fatto, quindi, appena 16 mesi fa, sia il presidente della Lega di serie A che Claudio Lotito erano d’accordo sul fatto che i Consiglieri Federali devono possedere i requisiti richiesti dal tanto contestato art. 22 bis. Requisiti che ad oggi, alla luce della sentenza del tribunale di Napoli su Calciopoli, il presidente della Lazio non possiede più. Quindi, appena 16 mesi fa erano tutti d’accordo e nessuno si lamentava, ora che quella norma tocca Lotito, è ingiusta, antiquata e deve essere riscritta. E il bello, è che nessuno (né i presidenti né gli organi di informazione) se lo ricorda. Un vuoto di memoria collettivo, insomma, quantomeno sospetto, soprattutto da parte di chi i regolamenti li fa, li approva e spesso li evoca spessi e volentieri a difesa dei propri interessi, dimostrando quindi memoria a ritmo alterno, a seconda delle convenienze.
Pretendere oggi la modifica dell’art.22 bis delle Noif, modificando la sospensione dei tesserati condannati solo dopo il processo di ultimo grado (per giunta in un paese in cui si contano sulle dita di una mano i processi che arrivano al terzo grado di giudizio senza cadere nelle forche caudine della prescrizione), significa chiedere l’impunità da qualsiasi reato, significa mettersi al di sopra di tutto e di tutti, dando l’immagine di un sistema che non solo non vuole fare pulizia e non vuole rinnovarsi, ma che si arrocca a difesa di piccoli interessi di parte. Come è successo nella vicenda del rinnovo del contratto dei calciatori, come è successo con i continui veti che hanno di fatto affossato la “Legge sugli stadi”, come dimostra il perenne tentativo di soggiogare la Federcalcio, costringendola a fare gli interessi di una sola Lega e non dell’intero sistema calcio.
Quello che cerca di fare oggi la Lega di serie A, è in tutto e per tutto simile a quello che da anni sta facendo la “casta della politica”, ovvero proteggere in tutti i modi i componenti della casta, a qualsiasi costo, anche a rischio di calpestare le leggi, oppure modificandole direttamente se uno dei componenti della casta cade nelle maglie della Giustizia. Pretendere aria nuova nel paese e l’abolizione dei privilegi della casta politica, mentre si finta di nulla davanti ai comportamenti in tutto e per tutto simili di quella calcistica, solo perché di mezzo c’è il Dio pallone e il tifo, significa aver perso già in partenza. Significa non aver voglia di cambiamento, se non a parole.
Per questo motivo il Consiglio di lega di oggi è fondamentale per capire che cosa ha intenzione di fare il mondo del calcio. L’apertura della Juventus di ieri dopo l’attacco di Petrucci e la rinuncia ufficiale da parte della Fiorentina al ricorso alla giustizia ordinaria per annullare gli effetti dell’art. 22 bis, sono un bel segnale. Ma non basta, perché i veri giochi si fanno oggi a via Rossellini, dove i due grandi “smemorati” del calcio italiano tenteranno l’ennesimo colpo di mano contando sulla complicità della “casta”. Anche a rischio di trascinare la Lega di serie A in una guerra lunga, sanguinosa e già persa in partenza.
(sslaziofans.it)
 
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granata1983
view post Posted on 26/11/2011, 14:50





Tintinnio manette: 30mila euro di multa per Lotito
Il presidente della Lazio punito dalla Disciplinare

La Commissione Disciplinare Nazionale ha inflitto al Presidente della SS Lazio, Claudio Lotito, una multa di 30.000 euro cosi' come alla SS Lazio.
La sanzione, spiega un comunicato della Figc, fa riferimento alle dichiarazioni - oggette del deferimento - rilasciate nel corso di una intervista trasmessa da Sky Sport il 2 maggio 2011 nell'immediato dopo gara con la Juventus, e il giorno successivo riportate dai quotidiani Il Messaggero, Il Corriere dello Sport Roma e Gazzetta dello Sport.
Successivamente alla intervista ed alla sua pubblicazione sui quotidiani richiamati - ricorda la Figc - non sono state pubblicate rettifiche.
Nel corso della intervista Lotito 'riferiva della esistenza di una 'task force' finalizzata non gia' alla verifica di eventuali errori, bensi' alla verifica della origine di determinati fatti e della loro capacita' di incidere sul regolare svolgimento degli avvenimenti sportivi'. Si dava per scontata, 'l'esistenza di non meglio precisati fatti in grado di incidere sugli eventi sportivi e, con essi, la esistenza di poteri piu' o meno oscuri nell'ambito istituzionale, in grado di condizionare i campionati'. Sempre a dire dell'intervistato, 'da tale opera di monitoraggio sarebbero emerse 'considerazioni di riscontro' e non 'di opinioni', cosi' escludendo un esito diverso dall'accertamento della esistenza di quanto asserito.
A parere dell'intervistato, poi, tale situazione sarebbe stata ancora piu' grave di altre verificatesi in passato e gestite all'interno del sistema, perche' reprimibile solo con interventi della Magistratura penale e con l'adozione di misure cautelari, come lascia intendere l'esplicito richiamo al 'tintinnio di manette' ben noto all'epoca dei fatti di 'Tangentopoli'. A ben vedere, le dichiarazioni rilasciate nel corso della intervista rappresentano una grave, immotivata e indimostrata denuncia di presunti poteri in grado di condizionare il regolare svolgimento dei campionati.
Contengono, in definitiva, giudizi e rilievi lesivi della reputazione dell'Istituzione Arbitrale e delle Istituzioni Federali nel loro complesso, anche con riferimento alla credibilita' della Giustizia Sportiva e alla sua capacita' di operare'.


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Non un passo indietro!
view post Posted on 26/11/2011, 21:33




La Lega di A si spacca su Lotito: conta dei voti per sfiduciare Beretta

di Stefano Greco

19 Novembre 2011
Il caso-Lotito rischia di mandare in frantumi la Lega di serie A. La guerra scatenata da Beretta contro la Federcalcio e il Coni per la revisione dell’art. 22 bis e per garantire l’immunità all’amico Lotito, caduto in disgrazia dopo la sentenza del tribunale di Napoli su Calciopoli, sta allargando il fronte degli scontenti, di quelli che mal sopportano il modo di fare dell’attuale presidente e del suo principale consigliere. A guidare il fronte dei dissidenti non è tanto il solito Cellino, da anni nemico dichiarato di Lotito, quanto l’Inter che giovedì si è pubblicamente dissociata nel momento di appoggiare la richiesta salva-Lotito. Paolillo, rappresentante dell’Inter in Lega, ha deciso di rompere il fronte di omertà e di uscire allo scoperto, dando voce al malcontento generale.
“Chiedere la riforma dell'articolo 22 delle Noif è un gesto ad hoc per il presidente della Lazio. Lotito in questo momento non può rappresentare la Lega di Serie A e sarebbe stato di buon gusto da parte sua autosospendersi in attesa dell'esame della riforma dell'art. 22 delle Noif, come gli aveva chiesto qualcuno. C'è una sempre più diffusa richiesta da parte delle società di cambiare il presidente per averne uno che si occupi solo ed esclusivamente dei veri problemi della Lega, come ha fatto notare giustamente il presidente del Coni, Petrucci. Sono necessarie le dimissioni di Beretta dalla Lega per affrontare un tavolo di riforma del calcio con un presidente rappresentativo e meno schierato.Nella prossima assemblea vedremo cosa pensano anche gli altri club, ma è urgente che la Lega cominci a discutere dei problemi seri del calcio e non, come ha fatto per un anno in maniera confusa e deprimente, prima di diritti tv e adesso delle Noif. Giovedì ho contestato a Beretta di aver convocato d'urgenza un consiglio per affrontare una materia di competenza dell'assemblea al solo fine di ottenere più facilmente la maggioranza, e di avere cambiato l'ordine del giorno per parlare solo del caso-Lotito, per salvare il presidente della Lazio, il vero e proprio presidente della Lega da un anno a questa parte”.
Parole dure come pietre quelle dell’amministratore delegato dell’Inter, parole che danno voce ad un malcontento generale, sempre più vasto, sia nei confronti di Lotito e dei suoi metodi che del presidente della Lega. Paolillo ieri ha parlato con molti presidenti, ricevendo in privato l’appoggio di molti e quello pubblico di Massimo Mezzaroma, che dopo anni di silenzio per “quiete familiare” si è schierato con l’Inter e contro Lotito, chiedendo in pratica le dimissioni di Beretta.
“Sono convinto anche io che la Lega si debba dotare di organi rappresentativi forti. Bisogna ridare forza e voce agli elettori per dare un segnale di discontinuità rispetto al passato”.
Insomma, alla prossima riunione di Lega si andrà alla conta dei voti per sfiduciare Beretta, considerato (insieme a Lotito) il responsabile del clima di guerra fredda che si è creato tra i grandi club di calcio e la Federcalcio e il Coni.
Intanto lunedì Abete darà mandato alla corte di giustizia federale di stabilire se Lotito può ancora conservare la carica di consigliere federale dopo aver perso quella di presidente della Lazio a seguito dell’inibizione scattata dopo la sentenza di condanna del tribunale di Napoli. L’argomento modifica dell’art. 22 bis richiesto dalla Lega di serie A, sarà discusso in consiglio federale, ma senza fretta e non prima dell’inizio del nuovo anno. La norma difficilmente verrà cambiata e forse potrebbe essere resa anche più dura aggiungendo reati che non erano previsti 18 anni fa quando la regola etica fu varata. Abete, considerando che alcune società sono quotate in Borsa, vorrebbe aggiungere reati come l’aggiotaggio e l'insider trading tra quelli per cui scatta l’inibizione in caso di condanna anche in primo grado. E, guarda caso, Lotito è già stato condannato per aggiotaggio dal tribunale di Milano e a breve è previsto il processo di secondo grado. Ma forse non è un caso. Abete non si vuole piegare al diktat della lega, anche perché sa che sulla modifica delle carte federali l’ultima parola spetta al Coni, che potrebbe rispedire al mittente richieste fatte per garantire immunità ai dirigenti condannati. Ma Abete in questi giorni, parlando anche con il presidente della Lega di B, della Lega Pro e della Lega Dilettanti, ha capito che al contrario di quanto pensano i presidenti di serie A il fronte è tutt’altro che compatto e nessuno o quasi ha intenzione di schierarsi al fianco del duo Beretta&Lotito. Insomma, la “squalifica” dei dirigenti condannati in primo grado a Napoli non sarà cancellata così in fretta come sognava qualcuno. Anzi…..



INCHIESTA
Il business degli stadi: la Lazio e la palude d'oro

di Stefano Greco

22 Novembre 2011
L’appuntamento con il sindaco è andato in scena giovedì 27 ottobre a Formello. Dopo anni di tante chiacchiere e zero fatti, di continui bluff, di falsi annunci di progetti depositati e di tentativi più o meno velati di ottenere un via libera sulla fiducia e con tanto di deroghe per aggirare leggi e vincoli, dopo la disponibilità mostrata dal sindaco per Claudio Lotito era arrivato finalmente il momento di mostrare le carte, di presentare un progetto dettagliato, di dire ufficialmente dove vuole costruire lo stadio della Lazio e soprattutto che cosa vuole costruire intorno a quello stadio. Invece, anche quel giorno Lotito si è nascosto dietro al solito “aspettiamo la nuova Legge”, oppure all’altrettanto gettonato “aspetto ancora una risposta da parte del Comune”.
Sì, perché anche se il presidente della Lazio continua a ripetere che aspetta solo un via libera dalle autorità competenti, in realtà dal 2005 ad oggi non ha mai presentato un progetto dettagliato, indicando chi dovrebbe costruire, i costi e gli studi di fattibilità dell’opera. Si porta da anni nel portabagagli della macchina il plastico mostrato Urbi et Orbi con grande enfasi a maggio del 2005 con tanto di conferenza stampa, ma oltre quello stadio fatto con i pezzetti del Lego, non ha mostrato nulla. Sei anni e mezzo di proclami e di minacce di portare la Lazio a giocare a Valmontone o chissà dove, ma di ufficiale sul tavolo del Comune non è mai arrivato niente di niente. Solo progetti fumosi, solo richieste di un numero spropositato di unità abitative da collegare al progetto stadio e cittadella dello sport. In pratica la costruzione di un nuovo quartiere che assomiglierebbe tanto, per quantità di cemento, ad una piccola città di provincia, tipo Siena. Il tutto, chiaramente, in un’area agricola, con vincolo idro-geologico, perché considerata a rischio di esondazione del Tevere.
“Noi aspettiamo di vedere le carte ufficiali, perché fino ad oggi ci sono stati tanti discorsi, ma di ufficiale sul tavolo del Comune non c’è nulla. E senza un progetto e una richiesta ufficiale da parte della Lazio, ma vale anche per la Roma, non si può iniziare neanche a ragionare, a vedere se c’è la possibilità o no di approvare il progetto, di fare delle deroghe e che tipo di deroghe in base alle leggi esistenti e in base al testo della ‘Legge sugli stadi’ che sta per essere varata. Perché sono le società che devono indicare le aree, i terreni su cui costruire. E deve comunque essere un progetto a costi zero per il Comune. Questo il sindaco lo ha sempre detto e questo prevede anche la ‘Legge sugli stadi’: i costi dei nuovi impianti devono essere completamente a carico dei privati, senza gravare minimamente sulle casse del Comune e quindi della collettività. Comprese le infrastrutture e le opere di viabilità”.
Fin qui il delegato allo Sport del Comune di Roma, Alessandro Cochi, con cui abbiamo parlato nei giorni precedenti il vertice di Formello.
Quello che Cochi non può dire e che anche Alemanno non dirà mai, è che tipo di richieste ha ricevuto il Comune nei discorsi fatti in questi anni. Non ufficiali, chiaramente, ma ufficiose, in modo da poter sempre smentire o rigirare la frittata in assenza di progetti firmati e depositati. La ‘Legge sugli stadi’, per consentire alle società di calcio di avere un patrimonio immobiliare e al tempo stesso di rientrare delle spese legate alla costruzione dei nuovi impianti e di tutte le opere annesse e connesse, prevede quelle che in gergo sono chiamate ‘compensazioni’. Ovvero, tu costruisci a spese tue gli impianti sportivi, le strade, le opere fognarie e i locali di pubblica utilità e io per farti rientrare dell’investimento ti consento di costruire nei pressi dell’impianto unità abitative e locali destinati al commercio. Magari anche un centro commerciale e un albergo. Il problema, nasce quando i preventivi delle cubature e dei costi di costruzione dell’impianto per ottenere in cambio maggiori ‘compensazioni’ lievitano. Il costo dello stadio della Lazio e della cittadella dello sport, infatti, dai 300 milioni di euro iniziali poi è salito a 500 milioni di euro fino lievitare ad un certo punto (parole di Lotito…) fino a 800 milioni di euro. Per far capire di che cosa stiamo parlando, facciamo notare che l’Allianz Arena di Monaco di Baviera (considerato lo stadio più bello d’Europa) è costata 340 milioni di euro, mentre l’Emirates Stadium (la nuova casa dell’Arsenal) è costato 390 milioni di euro. Qui, invece, si sparano cifre senza progetti in mano, per giustificare le ‘compensazioni’ e per evitare che le opere connesse alla costruzione dello stadio siano viste dall’opinione pubblica per quello che in realtà sono: pura e semplice ‘speculazione edilizia’. Ed è proprio a causa del rischio‘speculazione edilizia’ che la legge sta affondando in commissione per una serie di veti incrociati, al punto che alcuni stanno già preparando il funerale dopo aver strombazzato ai quattro venti che era tutto fatto.
Perché il business del mattone ha fatto perdere la testa a chi contava di trasformare questa opportunità in una pappatoia stile ‘Italia ‘90’, nella più grande speculazione mai vista con la scusa dello sport e del calcio. Perché è di quello che stiamo parlando da anni, visto che la nuova legge viene presentata come un punto di partenza per seguire il modello tedesco o il modello inglese, peccato che né in Germania né in Inghilterra hanno costruito dei nuovi quartieri intorno agli stadi e, tantomeno, i nuovi impianti sono stati costruiti in Germania in riva al Reno o in Inghilterra sulle rive del Tamigi, in zone a rischio esondazione. In Inghilterra e in Germania stadi nuovi e funzionali ma niente ‘compensazioni’ e niente deroghe al piano regolatore o tantomeno alle leggi esistenti. Quindi ci si chiede cosa ci sia del modello tedesco o inglese nella gazzarra a cui stiamo assistendo da anni.
E soprattutto: perché mentre la Roma ha vagliato 5-6 aree, la Lazio è ferma da 6 anni ai soli terreni sulla Tiberina, nonostante quei terreni siano soggetti ad una serie di vincoli lunga come via dei Fori Imperiali? E poi: come mai la Lazio ha detto di NO a priori al Flaminio da ristrutturare, come proposto dalla giunta Veltroni nel 2005 e poi nuovamente nel 2008 dalla giunta Alemanno? Perché Lotito ha detto NO anche ai terreni (quelli sul lato destro dell’autostrada che porta all’aeroporto, nei pressi del GRA) proposti nel 2007 dal sindaco di Fiumicino, Franco Canepini, dove era possibile costruire anche altro che lo stadio?
Domande rimaste da anni sempre senza nessuna risposta. Si va avanti a fiammate e a slogan, poi per mesi cala nuovamente il silenzio. Ma la risposta a tutto forse sta in quelle 12.000 unità abitative e al commerciale da costruire sui terreni agricoli e vincolati sulla Tiberina. Perché il vero scopo non è lo stadio, ma il cambio di destinazione d'uso di quei terreni, da agricoli ad edificabili. L’affare del secolo nel nome del Dio pallone. Un affare per Lotito, chiaramente.
(sslaziofans.it)
 
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Adalgiso Onesti
view post Posted on 27/11/2011, 02:48




In poche parole e semplici: sta avendo problemi là e ha pensato di poter venire a fare l'affare qua. :rolleyes:
 
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granata1983
view post Posted on 27/11/2011, 13:29




CITAZIONE (Adalgiso Onesti @ 27/11/2011, 02:48) 
In poche parole e semplici: sta avendo problemi là e ha pensato di poter venire a fare l'affare qua. :rolleyes:

perchè c'erano dubbi? :hmm.gif:
 
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Adalgiso Onesti
view post Posted on 27/11/2011, 18:45




CITAZIONE (granata1983 @ 27/11/2011, 13:29) 
CITAZIONE (Adalgiso Onesti @ 27/11/2011, 02:48) 
In poche parole e semplici: sta avendo problemi là e ha pensato di poter venire a fare l'affare qua. :rolleyes:

perchè c'erano dubbi? :hmm.gif:

assolutamente no.
E il colmo è che non ha avuto nemmeno la decedenza di far finta di provare un minimo di rispetto per la Salernitana e i suoi tifosi. Vabbè che ormai a meritarsi il rispetto non c'è rimasto quasi più nessuno...
 
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Non un passo indietro!
view post Posted on 2/1/2012, 10:25




Il 'biondino', le 'anime nere' e le patenti di Lazialità

di Stefano Greco


Quelli della mia generazione, ogni volta che vedono il suo faccione dietro un giocatore intervistato, pensano immediatamente al cantante biondo dei ‘Ricchi e Poveri’, oppure ad Enzo Paolo Turchi, il ballerino con il caschetto biondo diventato celebre per aver sposato Carmen Russo. Per i più giovani, invece, la sua immagine è legata ai programmi delle tv private in cui il ‘biondino’ andava in giro per i locali romani a intervistare personaggi improbabili presentandoli come se fossero delle star assolute delle notti romane. Ma l’enfasi era dovuta non tanto alla celebrità dei personaggi intervistati, quanto dal fatto che quei signori altro non erano che proprietari di locali che pagavano per essere intervistati e diventare protagonisti del programma.
Di chi sto parlando? Di Stefano de Martino, del ‘biondino’ che da qualche tempo imperversa nel mondo-Lazio. Quello che, tanto per intenderci, il giorno dell’investitura a responsabile della Comunicazione della Lazio si presentò alla conferenza stampa a Formello con tanto di tessera degli ‘Eagles Supporters’, per dimostrare la sua antica fede laziale. E ha fatto bene a portare la tessera, perché di quel ‘biondino’ nessuno di quelli della mia generazione aveva memoria. Ed è strano, visto che siamo stati noi a fondare e far crescere gli ‘Eagles Supporters’. :asd.gif: Peccato, che né a me né a quelli dei miei tempi sarebbe mai saltato in mente di presentarci sventolando una tessera, ma forse perché non ne avevamo bisogno, forse perché noi la nostra Lazialità l’abbiamo dimostrata anno dopo anno sul campo, battaglia dopo battaglia. E quindi non abbiamo bisogno né di tessere né di patenti per sentirci o per essere considerati laziali.
Lui, invece, ora le patenti di Lazialità si sente in diritto di dispensarle. Fino ad oggi l’ho ignorato, come si fa con le persone che uno non considera degne di attenzione. Ma questa volta, il ‘biondino’ è uscito un po’ dal seminato, come si dice a Roma, “si è allargato”. A chi fosse sfuggito il suo sfogo accorato, riporto qualche passaggio sia del suo intervento di domenica a “Goal di Notte” che ieri in radio, per poi commentarlo.
“A Roma c'è una situazione strana e a volte incomprensibile, la Lazio è da 18 mesi oramai costantemente tra i primi 4 posti della classifica, eppure ci sono delle ‘anime nere’ attorno alla Lazio che cercano solo di criticare a prescindere la società. Finché ci sarà una situazione del genere non potremmo mai fare il salto di qualità tanto auspicato dai tifosi laziali”.
Le persone con gli attributi, caro ‘biondino’ quando lanciano un attacco di solito fanno nomi e cognomi, ma servono gli attributi per farlo. In casa Lazio si preferisce sparare nel mucchio, evitare sempre di fare nomi, in modo da poter sempre dire: “Vabbé, ma io mica ce l’avevo con te….”. Atteggiamento tipico del ‘padrone’, adottato anche da chi serve il padrone. Insomma, le ‘anime nere’ criticano a prescindere. Io mi dovrei chiamare fuori allora, visto che ogni volta che muovo qualche critica porto sempre degli elementi a riscontro. E lo sapete bene, visto che a Formello li leggete tutti gli articoli che scrivo. Ma so di essere considerato una di quelle ‘anime nere’. D’altra parte, nel piattume generale sono una delle poche voci fuori dal coro. Quello che fa ridere, è che sarebbe colpa delle ‘anime nere’ se la Lazio non fa il salto di qualità, sia come società che come squadra. Insomma, non sono mica le gaffe in serie che colleziona una società senza organico dirigenziale e che all’esterno viene vista come una sorta di Borgorosso Football Club del terzo millennio (soprattutto a causa dei comportamenti del suo presidente) a impedire alla Lazio di essere considerata una società seria, ma sono le critiche. Insomma, il problema non è chi provoca il casino, ma chi riporta la notizia o sottolinea la magagna. Ma il ‘biondino’ va oltre.
“Quello che mi stupisce è che queste tipo di critiche provengono da persone che si professano ‘laziali’, il loro intento in realtà è sempre uno: dare addosso al presidente della Lazio. Non se ne può più di questa situazione, bisogna rispettare il tifoso laziale”.
Essere laziali, per quel che mi riguarda, non significa né fare gli struzzi né imitare le tre scimmiette di mafiosa memoria (non vedo, non sento, non parlo). Essere laziali per quel che mi riguarda significa credere in certi valori e nel rispetto di questi valori. E se qualcuno questi valori li calpesta da anni, come ha fatto e continua a fare Lotito, questo per me è inaccettabile. Capisco che questo non sia accettabile per uno come il ‘biondino’, che prima di entrare alla Lazio era un signor nessuno e che ora che si è legato a Lotito ha preso in mano la comunicazione della Lazio e ha esportato il format di comunicazione della Lazio anche a Salerno. ‘Pecunia non olet’ dicevano i nostri avi latini, ma c’è un limite a tutto nella difesa anche dell’indifendibile.
“Fino a quando nella Lazio non ci sarà un ambiente coeso e unito tra i tifosi non potremo mai avere rispetto da parte delle televisioni più importanti in Italia. Non regge più il discorso che negli anni passati forse sono stati commessi errori dall'attuale società, bisogna guardare avanti con fiducia”.
Ecco, nello sfogoaccorato e accaloratodel‘biondino’, questa è in assoluto la parte più esilarante. Siamo allo “scurdammoce ‘o passato”, alla pietra tombale da mettere su “eventuali” errori commessi, perché non si ha neanche il coraggio di ammettere che di errori ne sono stati commessi. Il passato, caro ‘biondino’, non si cancella con un colpo di spugna, soprattutto se le ferite di quel passato sono profonde e ancora aperte. Si può perdonare qualcuno per gli errori commessi, se quel qualcuno chiede scusa e dimostra di essere realmente cambiato. E qui non c’è né l’una né l’altra cosa. Di scuse neanche l’ombra, di cambiamento neanche a parlarne. Perché non basta dare una rinfrescata alle pareti con un’aquila che vola e un paio di acquisti, caro ‘biondino’, per cancellare tutto e pretendere di ritrovare la verginità perduta. Non funziona così. Tu dici che sei stufo di sentir dire che la Lazio non era presente ai funerali di Gabriele Sandri, di Pesciarelli, di Maestrelli solo perché non c’era Lotito. E chi ci doveva andare secondo te? Ad un funerale di Stato ci vanno le massime autorità in rappresentanza dello Stato, se ogni volta presidente della Repubblica, presidente del Consiglio e presidenti di Camera e Senato restassero a casa spedendo solo i sottosegretari, secondo te caro ‘biondino’ si scatenerebbe o no un’ondata di indignazione? Seconde te, caro ‘biondino’, per uno che fa il presidente della Lazio per mestiere, era più importante essere presenti al funerale della mamma di Berlusconi, oppure a uno di quelli delle persone citate sopra per essere considerato un presidente in cui tutti i laziali possono identificarsi o dal quale possono sentirsi rappresentati?
Perché vedi, caro ‘biondino’, se la Lazio mette il logo della Fondazione Sandri sulle maglie, tutti noi siamo contenti e applaudiamo. Ma questo non significa che non possiamo chiederci perché abbiamo dovuto aspettare quattro anni per veder succedere una cosa del genere, oppure perché la richiesta sia dovuta partire da una petizione popolare fatta dai tifosi e perché si sia dovuto aspettare anche l’intervento a supporto dell’iniziativa da parte di Alemanno per arrivare al fatidico sì.
Secondo te, caro ‘biondino’ (e chiudo), significa non essere laziali chiedersi come mai da 4 anni, 5 mesi e 6 giorni la Lazio è in attesa di uno sponsor o come si possa pensare di incassare milioni di euro messi a bilancio dalla B&G Consulting, ovvero una S.r.l. che fa capo ad un marocchino che ha un negozio di bigiotteria e oggettistica di una vetrina in centro? Oppure significa fare i giornalisti, ovvero quel mestiere che facevano i suoi predecessori Guido Paglia, Alberto Dalla Palma e Antonio Agnocchetti e che fa un’anima nera come me da quasi 30 anni?
Perché sai, non basta una tessera degli ‘Eagles Supporters’ per essere considerati laziali. Stima e rispetto, bisogna meritarseli sul campo. Vale per te, come per il tuo datore di lavoro. E se oggi Lotito è inviso al 90% dei tifosi della Lazio (e sopportato dal restante 10% solo perché non vedono un’alternativa all’orizzonte), la colpa non è né del ‘complotto’ né delle ‘anime nere’, ma di quello che si è seminato in questi sette anni. E nella vita si raccoglie sempre quello che si semina, caro ‘biondino’…..



Cordata di San Marino, Cragnotti, Irriducibili, Lotito e la banca: ma chi ha fatto veramente il male della Lazio?

di Stefano Greco


“C’era un progetto di dividere società, di separare la squadra dal settore marketing o da quello della comunicazione o della gestione di Formello, creando altre società. E di questo avevo parlato con grandi investitori. Un piano ben preciso per potenziare la Lazio che fu interrotto bruscamente per volontà della Banca di Roma. E a distanza di anni, tutti parlano della gestione-Cragnotti, ma nessuno parla di quello che successe dopo la mia uscita di scena sotto la gestione-Capitalia voluta da chi guidava (il riferimento è chiaramente a Geronzi, anche se lui quel nome non lo pronuncia mai, ndr) la banca di riferimento della Lazio. Nessuno parla di quei 16 mesi che sono stati fondamentali per determinare la situazione economica che poi ha ereditato Lotito. E anche Lotito parla sempre di gestione-Cragnotti, ma non accenna mai a quello che è successo dopo la mia uscita di scena. Nessuno parla mai di quell’aumento di capitale dell’estate del 2002 al quale partecipai anche io accettando di non sottoscrivere e quindi di diluire così la mia partecipazione: un aumento di capitale che porto circa 120 milioni di euro nelle casse della Lazio, soldi che non sono andati né a sanare i 40 milioni di euro di debito fiscale né gli altri debiti. Con quei soldi, noi avremmo potuto continuare a gestire la Lazio come avevamo fatto nei 10 anni precedenti, senza contare che io in quello momento stavo portando avanti il progetto dello stadio di proprietà. Ma il 1° gennaio del 2003 la Banca di Roma ha voluto prendere il controllo della Lazio. Quindi è lì che devono essere ricercate le responsabilità per il fallimento di quel progetto e del perché nel giro di poco tempo i debiti della Lazio sono cresciuti a dismisura. Il perché è presto detto: uscito di scena Cragnotti, quel progetto è stato affidato a uomini improvvisati, a uomini che non avevano nessuna mentalità industriale e che quindi non hanno portato nessun valore aggiunto alla conduzione della società, aumentando invece a dismisura certi stipendi e quindi i costi di gestione. Questa è la verità, scritta nero su bianco nei bilanci”.
Ho deciso di partire da qui, da questa dichiarazione che mi ha rilasciato Sergio Cragnotti in un’intervista di qualche tempo fa, per parlare della mia vicenda, della “cordata di San Marino”e di quel periodo. Alla luce della nostra sentenza, del fatto che dopo quasi 8 anni di processo e di gogna mediatica il giudice ha stabilito il “NON RICONOSCIMENTO DELLE STATUIZIONI CIVILI IN FAVORE DELLA SS LAZIO E DELLA CONSOB”, perché non ci fu né dolo né danno, il minimo sindacale sarebbero delle scuse da parte di chi per anni ci ha gettato fango addosso e ci ha dipinto come quelli che volevano far affondare la Lazio, come i responsabili di tutti i mali. NON ERA COSI’.
Sostenere che i CATTIVI in realtà erano i buoni, oggi sarebbe troppo facile. Non lo faccio, perché per sostenere queste cose servono i FATTI, serve un qualcosa di concreto che al momento non c’è. O che per motivi abbastanza evidenti qualcuno ha impedito che si verificasse. Ma a quelli che mi ha scritto in questi giorni, sia in pubblico che in privato, chiedendo di sapere i nomi di chi ha manovrato contro la Lazio in quel periodo, io rispondo che i nomi sono da sempre sotto gli occhi di tutti. E non sono quelli dati pasto al pubblico, ma quelli di chi manovrava in modo più o meno occulto i fili di quella vicenda. I colpevoli del fatto che la Lazio è stata messa nelle mani di Lotito, in una sorta di limbo, non sono né di Stefano Greco né dell’avvocato Riccardi, ma di chi si è preoccupato solo di evitare che qualcuno mettesse naso e mani nei bilanci della Lazio, indicando bilanci alla mano i nomi di chi aveva portato la Lazio sull’orlo del baratro economico, dilapidando centinaia di milioni di euro degli azionisti e distruggendo quel patrimonio sportivo messo su in dieci anni da Sergio Cragnotti. Quindi, la Lazio non poteva finire nelle mani di un imprenditore FORTE, magari straniero, comunque svincolato da legami con la banca di riferimento e l’uomo che da anni muoveva tutti i fili sportivi, imprenditoriali e politici di questa città. Ovvero, l’allora numero uno di Capitalia, Cesare Geronzi.
Serviva un Lotito, un piccolo imprenditore manovrabile, in grado di garantire alla Banca il silenzio assoluto su quegli anni. Anzi, pronto a scaricare in ogni occasione la responsabilità di quei 500 milioni di euro di debito (sorvolando chiaramente su tutti i crediti ereditati, che sfioravano i 100 milioni di euro tra entrate della Champions e trance di pagamenti di cessioni come quelle di Nedved, Crespo, Nesta, Stam, Stankovic o dei quasi 20 milioni di euro incassati per la vendita di Fiore e Corradi al Valencia) su Sergio Cragnotti.
Sarebbe bastato leggere i bilanci, scoprire che quei 120 milioni di euro di aumento di capitale dell’estate del 2003 erano finiti nelle casse di Medio Credito Centrale e che poi erano stati usati non per assicurare un futuro alla Lazio, ma per saldare gli amici e gli amici degli amici che, in caso di fallimento, non sarebbero stati dei creditori privilegiati. Quindi, invece che pagare gli stipendi arretrati e i debiti con l’Erario, quei soldi furono usati per liquidare parcelle, per far rientrare subito la banca di vecchi crediti e via discorrendo. E per fare questo, era stato spazzato via Baraldi e al suo posto a dirigere la Lazio e a gestire la cassa erano stati messi l’avvocato Masoni e Giuseppe De Mita. Un po’ come affidare le monete d’oro di Pinocchio al “gatto e alla volpe”. Con Mangiafuoco (Geronzi), tranquillo dietro le quinte a muovere tutti i fili, con l’aiuto di Franco Carraro che, da presidente della Federcalcio, garantiva comunque l’iscrizione al campionato. Capitalia e Medio Credito Centrale (la banca di Carraro), controllavano in quegli anni più o meno direttamente Lazio, Roma, Napoli, Parma, Perugia e Fiorentina. O direttamente le società, oppure gli imprenditori che erano all’epoca proprietari della società e che dipendevano economicamente con le loro aziende da quelle due banche. Ovvero i vari Ferlaino, Tanzi, Gaucci e Cecchi Gori. Pensate che fine hanno fatto quegli imprenditori, pensate a come sono fallite una dopo l’altra Fiorentina, Napoli e Perugia, e il quadro è completo.
Roma e Lazio, però, non potevano fallire. Il botto sarebbe stato troppo grosso e l’esplosione avrebbe creato seri danni, sia dal punto di vista dell’immagine della banca e di chi la gestiva, che dal punto di vista giudiziario, perché tra Roma e Lazio si arrivava quasi a 1 miliardo di euro di buco. Sì, avete letto bene: UN MILIARDO DI EURO. Così, i Sensi sono stati tenuti in silenzio dando ossigeno alla Roma ma al tempo stesso spolpando boccone dopo boccone tutto il patrimonio dell’impero costruito da Franco Sensi. La situazione della Lazio è stata gestita garantendo la sopravvivenza della società e facendo passare grazie al silenzio compiacente di chi guidava la società gli anni necessari per annullare le responsabilità penali di chi aveva gestito la società dopo la cacciata di Cragnotti e che aveva firmato i bilanci, approvando certe operazioni, assicurando stipendi fuori mercato e fuori logica a dirigenti, assicurando parcelle milionarie agli amici e agli amici degli amici, garantendo ad ogni componente del Cda di una società agonizzante da un minimo di 80.000 euro ad un massimo di 500.000 euro all’anno di stipendi.
I nomi di questi personaggi erano e sono sotto gli occhi di tutti, ma per coprire ancora meglio tutto, c’era bisogno di alzare un po’ di polvere. Ed ecco allora i processi, i cattivi mandati sotto processo e sbattuti in prima pagina. Dal 2004 a oggi, sono partiti tre processi legati alle vicende della Lazio. Quello contro la “Cordata di San Marino”, quello contro Chinaglia e gli Irriducibili, quello sul patto parasociale occulto tra Lotito e Mezzaroma ai danni degli azionisti della Lazio. Al momento, quella contro gli Irriducibili è arrivato ad un punto tale per cui l’accusatore (Lotito), rischia di diventare accusato, perché il castello accusatorio è crollato pezzo dopo pezzo e si è scoperto, ad esempio, che non c’è stato danno economico per la società e che le presunte minacce non partivano dagli accusati, ma erano state costruite dalla famiglia dell’accusatore. Il nostro è andato a verdetto definitivo, con il NON LUOGO A PROCEDERE, L’ARCHIVIAZIONE E IL NON RICONOSCIMENTO DELLE STATUIZIONI CIVILI IN FAVORE DELLA SS LAZIO E DELLA CONSOB.E quello contro Lotito e Mezzaroma in primo grado ha visto la condanna a 2 anni del presidente della Lazio. Insomma, alla fine dei giochi, l’unico condannato è stato proprio lui, Claudio Lotito, ma i cattivi e i nemici della Lazio sono sempre gli altri. Chiedetevi, poi: come mai la Consob si è costituita parte civile nei processi contro di noi e contro Chinaglia e gli Irriducibili, ma non in quello contro Lotito? Forse, perché la maggior parte dei dirigenti della Consob dell’epoca erano ex dirigenti di Capitalia o di Banca di Roma? Forse perché non poteva essere attaccato l’uomo scelto dalla banca per tenere ben nascosti i nomi dei veri responsabili del dissesto della Lazio?
In conclusione, vi invito a Guardare che cosa è successo e cosa sta succedendo con la Roma, ad esempio. La banca ha scelto gli americani ma gli ha nascosto buchi e buffi che escono uno dopo l’altro. E la banca pur di non far uscire quello che è successo in questi anni, ha finanziato e sta finanziando l’operazione di salvataggio e di rilancio della Roma. Noi, invece, siamo finiti prima all’Inferno e poi in un limbo, dove resteremo fino a quando resterà Lotito, l’uomo scelto dalla banca per salvare la Lazio. Ma siamo sicuri che sia stato scelto per “salvare la Lazio” e non, invece, per “salvare la banca”?
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La Lazio e la bufera scommesse: né complottista né colpevolista

di Stefano Greco

Ho evitato per giorni di parlare di questa nuova bufera che si è abbattuta sul calcio italiano, dell’ennesima inchiesta sul Calcioscommesse in cui la Lazio è finita sbattuta in prima pagina, oggi in compagnia di nomi illustri come quelli di tre nazionali Campioni del Mondo del 2006 come Cannavaro, Gattuso e ancora una volta Buffon. Ho evitato, perché ho vissuto sulla mia pelle gli effetti del tritacarne mediatico, di questo modo di fare giornalismo sbattendo mostri in prima pagina, magari preceduti da un “sembra”, un “secondo fonti giudiziare”, insomma con tutte quelle premesse che si usano per pararsi il sedere da eventuali querele e con le quali si giustifica il diritto di cronaca. O meglio, il diritto di sbattere qualcuno in prima pagina, altri nelle pagine centrali, altri in fondo a qualche riga e lasciando qualcuno sempre fuori, anche se il suo nome sta nel grande calderone dei “si dice, si mormora”.
Questo modo di fare giornalismo non mi piace. Non mi è mai piaciuto e non lo dico perché anche questa volta nella lunga lista dei sospetti è finita la Lazio. Ho visto abbastanza calcio per capire da solo se una partita è accomodata, se in campo succede qualcosa di strano. E non da oggi. Basta vedere certi comportamenti, basta vedere certi colloqui a palla lontana tra giocatori che si coprono la bocca con la mano per non essere beccati dalle mille telecamere (basta ricordare quel dialogo tra Cassano e Liverani in quel famoso derby del 15 maggio 2005 finito con uno 0-0 annunciato), basta guardare la classifica o la ripetitività di certi risulti o dei comportamenti di certe squadre nella seconda parte della stagione. Il calcio è marcio da tempo e non è solo una questione di soldi. Per gente che guadagna 10 milioni di euro lordi all’anno, la molla non sono i soldi, ma il gusto del proibito, proprio come il politico o il personaggio famoso pescato ad andare con un transessuale. Non c’è grande differenza. Le troppe tentazioni, il brivido del proibito e la presunzione di chi si sente comunque intoccabile sono un cocktail perfetto che ha avvelenato molti e che ad ogni latitudine sta avvelenando il calcio. Bisognerebbe fare veramente piazza pulita, bisognerebbe avere il coraggio di azzerare tutto senza pensare alle conseguenze di questo azzeramento, ma nessuno avrà mai il coraggio di andare fino in fondo. E da questo, nascono i sospetti e i mugugni di chi finisce nel calderone.
“Perché io sì e gli altri no?”
E’ questa la domanda più ricorrente, il germe del “complottismo dilagante”. Chi finisce nel calderone, non pensa se i suoi idoli sono veramente corrotti, se la sua società è veramente colpevole o no, si sente per prima cosa vittima di un complotto. “Ci attaccano perché il nostro presidente è scomodo”, oppure, “attaccano noi per coprire gli altri solo perché siamo mediaticamente più deboli”. E via discorrendo. Il tutto, poi, condito dal comportamento di chi sfrutta la situazione per tirare acqua al proprio mulino. Potrei fare tanti esempi, ma preferisco guardare dentro casa mia e parlare di Lazio. Nell’estate del 2006, non mi sono unito al coro di chi al grido di “muoia Sansone con tutti i Filistei” era pronto ad accettare l’idea di veder scivolare la Lazio in B pur di liberarsi di Lotito. Pur con tutto il disprezzo possibile ed immaginabile per chi gestisce la Lazio da luglio del 2004, mi sono sforzato di guardare i fatti, di vedere se c’erano prove inconfutabili della colpevolezza di Lotito e quindi della Lazio. E secondo me non c’erano. C’era un comportamento da traffichino di Lotito, tipico del personaggio arrogante e borioso che oramai conosciamo bene, ma nulla di più.
Ora ci risiamo. Nella bufera sono finite Lazio-Genoa e Lecce-Lazio. La prima, è il classico esempio della ridicolaggine dell’80% delle partite di fine stagione del campionato italiano, in tutte le serie, dalla Serie A ai Dilettanti. Primo tempo da fischi, secondo tempo con una squadra che non ha nulla da chiedere che dà l’impressione di scansarsi, oppure di essere rimasta negli spogliatoi. Se al minestrone si aggiungono i rapporti tra Lotito e Preziosi, il gioco è presto fatto e il sospetto per qualcuno diventa certezza, con o senza prove di un coinvolgimento diretto dei giocatori o della società. Stesso discorso per Lecce-Lazio, sfida tra una squadra salva e una che si gioca un traguardo che vale ipoteticamente circa 20 milioni di euro. Non serviva un genio per ipotizzare già alla vigilia una goleada. Inutile, tra l’altro. Perché se si volevano fare le cose per bene (ovvero traendo vantaggio economico reale) allora si faceva il bis di Dinamo Zagabria-Lione, segnando il numero di gol necessari per consentire alla Lazio di scavalcare l’Udinese nella differenza reti. Si discute di Lazio-Lecce, non si discute di Udinese-Milan, ad esempio, un pareggio annunciato come e più delle vittorie della Lazio contro Genoa e Lecce. O su altre partite ridicole andate in scena a fine campionato. In questa diversità di trattamento, si insinua il germe del sospetto e del “complottismo dilagante”.
Sembra quindi di essere tornati indietro di 5 anni e si stanno formando gli stessi fronti dell’epoca, almeno in casa Lazio. C’è chi pur di liberarsi di Lotito sarebbe pronto ad affrontare qualsiasi verdetto e chi invece al contrario è pronto a difendere anche l’indifendibile e più che preoccuparsi di capire se la Lazio c’entra veramente oppure no, chiede a gran voce perché non è stata tirata in ballo neanche stavolta la Roma. Io non mi schiero né dall’una né dall’altra parte. Non per fare 0-0 come chi ha fatto da anni del “cerchiobottismo” uno stile di vita, ma perché non mi riconosco né in uno né nell’altro fronte. Ma mi chiedo una cosa. Indipendentemente dalla colpevolezza o dalla estraneità della Lazio in questa vicenda, come mai da sette anni a questa parte chi gestisce la Lazio ha trascinato la società in tutti i casini possibili e immaginabili? Dal primo calcio scommesse alle telefonate equivoche con Delio Rossi, dalle intercettazioni in cui si manovra per far giocare Siviglia anche se non ha l’idoneità per giocare per problemi al cuore (chiudendo poi la vicenda con un bel rinnovo di contratto) alle mille battaglie legali intraprese (e regolarmente perse) contro i tesserati andando in modo palese contro il regolamento. Dalla condanna penale per aver aggirato le regole di Borsa per farsi i suoi porci comodi alle spalle degli azionisti a quella per i fatti di Calciopoli cercando di aggirare i regolamenti pur di evitare di perdere cariche elettive. C’è una guerra? Di mezzo c’è la Lazio, anche se quella guerra non è legata agli interessi della società, ma solo di chi la guida. In questi anni abbiamo fatto la guerra a tutti: dal presidente del Coni a quello della Federcalcio, dai giocatori ai procuratori, dai club più potenti a quelli che contano poco, dagli opinionisti televisivi ai giornalisti della carta stampata, noi siamo stati o siamo in guerra con tutti. E il bello, è che dopo anni in cui la Lazio viene gestita in questo modo c’è ancora qualcuno che poi si stupisce se la società finisce nel tritacarne mediatico. E invece che infuriarsi per come si è arrivati a questo punto, si sceglie la strada più breve, quella che porta ad urlare contro chi ha ordito l’ennesimo “complotto” ai danni della povera Lazio.
Io, finché qualcuno non mi porterà prove INCONFUTABILI, continuerò a credere nell’estraneità della Lazio e ad augurarmi che la società ne possa uscire pulita e senza nessun danno materiale (a quelli morali, oramai, siamo vaccinati). Ma se così non fosse, a questo giro sarebbero danni, grossi. E qualcuno dovrebbe fare le valigie e scappare in fretta e furia da Roma. In silenzio e per sempre!



Lotito, addio alla Lazio nel 2012?

di Stefano Greco

Nelle stanze della Federcalcio e delle tre leghe professionistiche, in questi giorni si parla di futuro. La crisi economica galoppante, la fuga dagli stadi degli spettatori e la fuga dal mondo del calcio di imprenditori disposti ad investire, negli ultimi anni hanno portato ad una serie di fallimenti (più o meno pilotati) senza precedenti. Il sistema calcio concepito negli ultimi anni si è dimostrato un vero e proprio fallimento: troppe 20 squadre in serie A, troppe 22 squadre in serie B, ma soprattutto una vera e propria follia 90 squadre in Lega Pro. E quindi, per evitare il crack, mano ai tagli, anche pesanti, a partire dalla Lega Pro che dal prossimo anno tornerà all’antico, con l’abolizione della seconda Lega Pro e con una serie C unica divisa in tre gironi (Nord, Centro e Sud) da 20 squadre come negli anni settanta, per ridurre i costi e per dare solidità ad un campionato che al momento non ha senso. Poi si metterà mano alla Serie B e successivamente alla Serie A, destinata a tornare a 18 o addirittura a 16 squadre, ma non prima del 2015, visto che la Lega ha già venduto il pacchetto calcio alle televisioni con la Serie A con 20 squadre.
Bello, direte voi, ma a noi laziali che ce ne frega di tutto questo? In apparenza nulla, ma tra le pieghe di questa rivoluzione potrebbe essere nascosto il futuro della Lazio. Quando l’estate scorsa, travestito da buon samaritano, Claudio Lotito si è precipitato a Salerno per resuscitare una società gloriosa ma della quale era giù stato celebrato il funerale sportivo, in molti si sono chiesti il perché di questa scelta. Dopo pochi mesi, il perché è chiaro. A costo zero o quasi, Lotito si è creato una magnifica alternativa alla Lazio. Per questa stagione, i regolamenti gli consentono di controllare sia la Lazio che il Salerno Calcio, ma dal 1° luglio non potrà restare con i piedi in due scarpe. Il Salerno Calcio guida incontrastato il suo girone di Serie D e ha già in tasca la promozione nella serie superiore. E sarà un doppio salto, visto che con la riforma dei campionati già il prossimo anno la nuova creatura di Lotito potrà lottare addirittura per la promozione in Serie B. Ma per restare sul ponte di comando del Salerno Calcio, il buon samaritano nel 2012 dovrà fare una scelta definitiva, decidere se restare alla guida della Lazio e se trasferirsi armi e bagagli a Salerno. Perché con i venti di guerra che tirano, non gli sarebbe possibile mascherare la doppia proprietà di Lazio e Salerno Calcio.
A prima vista, la scelta potrebbe apparire scontata. Chi deciderebbe di lasciare la vetrina mediatica che offre una squadra di Roma e una società entrata oramai stabilmente tra le grandi del calcio italiano per trasferirsi a Salerno? All’apparenza solo un folle. Ma le cose a volte sono diverse da quello che appaiono. La vetrina mediatica, ad esempio, oramai è solo una chimera. La sentenza penale per Calciopoli e l’adozione da parte del CONI del “codice etico sportivo”, hanno di fatto spento i riflettori sul personaggio Lotito, almeno fino a settembre del 2012, data in cui scatterà la prescrizione per il processo su Calciopoli. Ma nell’adottare il codice etico, il CONI ha inserito tra i reati che prevedono la sospensione di un tesserato anche in caso di condanna non definita, anche l’aggiotaggio. E per il reato di aggiotaggio (più altri reati), Claudio Lotito è stato già condannato a 2 anni in primo grado dal Tribunale di Milano e tra febbraio e marzo è previsto il processo di appello. Quindi, la squalifica e la sospensione da tutte le cariche elettive, potrebbe andare anche ben oltre settembre del 2012. E senza la vetrina mediatica garantita da una piazza come Roma, la Lazio al momento per Lotito diventa un vero e proprio peso.
I costi di gestione della società negli ultimi anni sono lievitati al punto da rendere impossibile o quasi l’autofinanziamento messo in atto in questi ultimi anni. Le entrate non sono cresciute, le varie iniziative da vetrina (come la web radio e la rivista) non hanno fruttato nulla o quasi, gli introiti da sponsorizzazioni non solo non sono cresciuti, ma sono addirittura diminuiti. In queste condizioni, per fare il salto di qualità richiesto e oramai quasi preteso dalla piazza, Lotito dovrebbe mettere per la prima volta mano al portafoglio e immettere soldi nella Lazio tramite un aumento di capitale. E non si parla di spicci, ma di qualcosa come 50-60 milioni di euro, calcolando il fatto che in caso di aumento di capitale Lotito sarebbe costretto a coprire i due-terzi della cifra complessiva, visto che al momento ha in mano il 66% del capitale sociale e non si può permettere di scendere sotto la quota di controllo del 50%, perché a quel punto la società diventerebbe scalabile sul mercato.
Niente vetrina mediatica, quindi, soldi da mettere subito per rilanciare la società, poche speranze di realizzare in tempi brevi lo stadio e nessuna speranza di poterlo costruire su quei terreni sulla Tiberina che Lotito sognava di trasformare da vincolati e per uso agricolo, in edificabili, realizzando così l’affare della vita. Se a questo si aggiunge una contestazione silenziosa ma sempre presente, la guerra in atto con CONI e Federcalcio e la perdita della nomina a Consigliere Federale, l’impossibilità di poter mettere certe operazioni di mercato che in passato avevano “fruttato” molto, ecco spiegati i motivi per cui per Lotito diventa sempre più difficile gestire la Lazio.
A Salerno, invece, il discorso sarebbe completamente diverso. Le spese per costruire una squadra in grado di lottare per la promozione in serie B sono imparagonabile agli investimenti necessari per far fare il salto di qualità alla Lazio. A Roma la società viaggia con una media inferiore ai 30.000 spettatori a partita, mentre a Salerno lo scorso anno per lo spareggio-promozione con il Verona di spettatori paganti ce ne stavano addirittura 25.000. Ma a fare la differenza, potrebbe essere il “contorno”. Se a Roma lo stadio è una chimera, a Salerno la giunta ha garantito il via libera per la costruzione di una cittadella dello sport con centro commerciale e unità abitative. Siamo lontani dalle cubature sognate con il progetto-Tiberina, ma di questi tempi si tratta comunque di cifre importanti, soprattutto in rapporto agli investimenti da fare sul piano sportivo.
Per questo, ad ogni partita del Salerno Calcio in tribuna Lotito c’è sempre e se lui non può al posto suo c’è il fido Igli Tare, pronto a traslocare insieme a lotito in quel di Salerno. Chi a Salerno ha già messo radici è il “biondino”, che con la sua società ha esportato sulla costiera amalfitana il progetto-comunicazione messo su con la Lazio. Il sogno di una svolta in casa Lazio, quindi, potrebbe essere molto più vicino alla realizzazione di quanto si possa pensare e il 2012 potrebbe essere veramente l’anno della svolta. Maya permettendo, chiaramente…
 
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salernitanodoc1987
view post Posted on 2/1/2012, 12:33




Giù le mani dalla Salernitana!
 
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roberto eder
view post Posted on 2/1/2012, 14:34




solo a SALERNO si ignora la realta' che altrove e' sotto gli occhi di tutti! LOTITO E COMPARI FUORI DA SALERNO!!!
 
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797 replies since 10/11/2011, 20:56   11209 views
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