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Non un passo indietro!
view post Posted on 15/2/2015, 11:12




Caso Lotito, ora interviene il governo

Coni e Federcalcio, Renzi se ne occuperà in settimana. Malagò vuole le dimissioni del n.1 della Lazio

Se l’élite della Serie A si è chiusa a testuggine intorno a Claudio Lotito, il governo medita di agire. Da un colloquio fra il sottosegretario Graziano Delrio e Matteo Renzi è emersa ieri la volontà di un "intervento deciso" su Coni e Figc: un piano che sarà declinato più precisamente in settimana. La politica per tirare il pallone fuori dalla pozza di fango. In fondo, nel forum a Repubblica del 5 febbraio, proprio Carlo Tavecchio dichiarò: "Vi siete mai chiesti perché le riforme in Figc sono state fatte solo da un commissario?". L’assemblea di Lega Pro, domani a Firenze, farà la tara agli equilibri interni, ora decisivi per l’intero sistema. Sarà teatro dell’atteso confronto de visu fra Lotito e Iodice. Ma non voterà su Macalli: servirà una mozione per chiedere una nuova assise con questo punto all’ordine del giorno, se il presidente non opterà spontaneamente per l’uscita di scena, dopo 18 anni al vertice.

Anche il Coni, oltre le cautele formali, è in agitazione: vuole che Lotito rassegni presto le dimissioni da consigliere federale. Malagò è pronto a esercitare la sua forza persuasiva: questione di credibilità per le istituzioni. Cambierebbe molto sul piano dell’immagine, poco nel potere effettivo del n.1 della Lazio. La Serie A, di sicuro, non ha alcuna voglia di sfiduciarlo. Nell’assemblea di venerdì, il dg della Roma Mauro Baldissoni saltava di posto in posto per sondare i presidenti. "Ma non dite nulla?". "È una faccenda privata, a noi interessa altro: chi paga la goal line technology, ad esempio?".

Stefano Palazzi, procuratore federale, aprirà un fascicolo per violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità, ex art 1bis. Lotito e Iodice rischiano una squalifica, per il primo c’è pure lo spettro della decadenza, che scatterebbe se la nuova sanzione, sommata alle precedenti, superasse il tetto dei 12 mesi. Sul collo di Palazzi c’è il fiato della super Procura del Coni: Enrico Cataldi pochi giorni fa ha avocato un’inchiesta che Palazzi aveva archiviato (una rissa in prima categoria, con un calciatore colpito ai testicoli, prognosi di 60 giorni). Sul tavolo del procuratore Figc, altri due fascicoli. Uno, l’inchiesta su Macalli e i marchi di Pergocrema e Pergolettese registrati a suo nome: a ottobre gli ha notificato la chiusura indagini, dandogli 60 giorni per presentare memorie o richieste. Due: la nuova inchiesta sul dossier dell’ex dg Francesco Ghirelli, che ha scatenato il terremoto in Lega Pro. Giovedì la prima audizione.
(repubblica.it)
 
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view post Posted on 16/2/2015, 19:53




Lotito vince in Lega Pro. Ma l'assemblea si spacca in due

Intanto, la Procura Figc apre due fascicoli su Lotito: uno sulla telefonata con Iodice e uno sullo sfogo sugli arbitri dopo Lazio-Genoa

La spunta il gruppo Macalli-Lotito, ma per la prima volta in Lega Pro non esiste più una maggioranza bulgara a favore del presidente Mario Macalli. L'Assemblea di Lega Pro (alla quale hanno partecipato tutte le 60 società) certifica ufficialmente - per la prima volta - la spaccatura tra i club della terza serie italiana: è l'effetto di una guerra politica che si trascina da mesi, con una Lega Pro spaccata praticamente in due tra chi è pro e contro il presidente Macalli (e di riflesso i suoi grandi sponsor Tavecchio e Lotito), spaccatura esplosa proprio negli ultimi giorni con il caso delle intercettazioni del colloquio tra il presidente della Lazio e consigliere federale, Claudio Lotito, e il d.g. dell'Ischia Pippo Iodice.

la giornata — Ma procediamo con ordine. E raccontiamo questa lunga e intensa giornata. Questa mattina si è tenuta, a Firenze, l'Assemblea di Lega Pro: dopo l'approvazione all'unanimità della ripartizione degli introiti derivanti dalle cessione dei diritti audiovisivi 2014/2015 (passaggio scontato), il clima si è subito riscaldato e si è arrivato al cuore della questione. Il colpo di scena c'è stato quando il gruppo contrario all'attuale governance rappresentata da Mario Macalli ha presentato la richiesta di sospensione dell'Assemblea: richiesta respinta con 29 voti contrari e 28 favorevoli (2 gli astenuti e il voto dell'Ascoli favorevole non ammesso). E' stato l'atto ufficiale: per la prima volta, la Lega Pro si è ufficialmente spaccata in due.

l'elezione — Dopo aver respinto la richiesta di sospensione, l'Assemblea ha eletto il consigliere del direttivo di Lega, con 33 società presenti e 27 che hanno abbandonato i lavori: con i soli voti della maggioranza-Macalli, è stato così eletto Claudio Arpaia, il presidente della Vigor Lamezia. Il dirigente del club calabrese è espressione della cordata che fa capo al presidente di Lega Mario Macalli e al patron della Salernitana Claudio Lotito.
macalli — Alla fine dell'Assemblea, ha parlato il presidente Mario Macalli: "Non ho bisogno di tutori, magari, fra qualche giorno vista l'età prenderò un badante ma per ora non ce l'ho e non ho neppure il pannolone". Così si è espresso il numero uno della Lega Pro a chi gli faceva presente che nella ormai famosa telefonata Lotito dice di telefonare a suo nome. "Lo dice lui, non ho bisogno che qualcuno mi tenga la mano e non ho chiesto a nessuno di intervenire per me".

iodice — "È ormai chiaro, la Lega Pro è spaccata. Ci si è attaccanti a un tecnicismo, per un voto l'assemblea non è stata sospesa. Un passo indietro? Un mese e mezzo fa eravamo 69 club, c'erano anche le retrocesse. Non credo che la struttura possa continuare ad andare avanti così. Sono cose che non fanno bene al calcio". Lo ha detto il direttore generale dell'Ischia, Pino Iodice, parlando a margine dell'assemblea di Lega Pro.
abodi — Di Lotito ha parlato anche il presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi da Viareggio, al termine della finale del torneo giovanile tra Inter e Verona. "Mi aspetto da parte di tutti noi una grandissima assunzione di responsabilità. La Figc, che è la nostra casa, ha un assetto che è stato determinato pochi mesi fa da una manifestazione molto chiara di volontà da parte delle leghe in primo luogo - ha commentato Abodi -, mi auguro quindi che le leghe soprattutto e poi le componenti tecniche, sappiano testimoniare la voglia di assumere atteggiamenti più dignitosi, non è più il tempo di mezze misure, ma è tempo di prendere decisioni, in un modo o nell'altro. Chi è più in alto ha maggiori responsabilità".
palazzi apre due fascicoli — Intanto, due fascicoli sono stati aperti ufficialmente oggi dalla Procura federale della Figc sui casi che hanno coinvolto Claudio Lotito nella scorsa settimana: lo sfogo contro gli arbitri (alla presenza del designatore di Serie B Farina) nell'intervallo di Lazio-Genoa e la telefonata registrata dal dg dell'Ischia, Iodice. La decisione è stata già notificata ai protagonisti e, per conoscenza, alla Procura del Coni.
(gazzetta.it)
 
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view post Posted on 4/11/2015, 21:13




Gabrielli e le "prove di dittatura"

di Stefano Greco

“Più si radicalizzerà il confronto e meno spazi ci saranno per trovare forme di una diversa gestione di queste questioni. Queste manifestazioni mi convincono ancora di più della necessità di regole un po’ più dure. Se, invece, la gente ritornerà nelle curve, ritornerà allo stadio e dimostrerà nei comportamenti che la sicurezza e l’incolumità può essere garantita in altro modo. Io credo che nessuno sia così ottuso da non rivedere anche le proprie posizioni. Se invece di tratta di un braccio di ferro è chiaro che per loro sarà perdente. Ne va della credibilità dello Stato”.

Parto da qui, da questa frase che ho sentito in diretta (pronunciata da un prefetto che sta tentando di battere il record di impopolarità di Marino), perché dentro questa frase c’è tutta l’arroganza del “potere” o del braccio armato del potere, quella che odio da una vita. Senza neanche rendersene conto, perché dopo una vita passata tra servizi (più o meno) segreti, Digos e prefetture varie probabilmente si perde anche un po’ il contatto con la realtà e si pensa di poter fare qualsiasi cosa avendo in mano il “potere”, il prefetto Gabrielli pensando di porgere un mazzetto di fiori a chi contesta ha gettato invece una molotov su un deposito di benzina. Tu prendi una decisione, senza contattare preventivamente nessuna delle parti in causa (ovvero di chi pagherà le conseguenze della tua decisione) e solo perché il “popolo” protesta, allora accusi gli altri di aver iniziato un braccio di ferro e annunci che se non si arrendono la repressione sarà ancora più dura e perché contestato minacci regole ancora più dure. A casa mia, queste sono prove di dittatura, metodi usati da quei centro e sud americani (di qualsiasi colore politico) che dopo il golpe cercavano di mascherarsi da buoni che avevano solo fatto il bene del popolo, stupiti della reazione di qualcuno che non accettava quello stato di cose, con il “capataz” di turno che con volto sorridente minacciava tra le righe di stringere ancora più la vite in caso di “mancato ritorno alla normalità” o, meglio ancora, di resa incondizionata dell’opposizione. Della serie: arrendetevi e poi ne riparliamo.

Ho parlato di “popolo”, prima, perché a ribellarsi al muro di Berlino alzato da Gabrielli e alla militarizzazione dell’Olimpico non sono stati solo gli Ultras brutti sporchi e cattivi, ma chiunque si sia sentito privato di libertà e del gusto di passare una domenica allo stadio. Parlo anche di gente di 50-60 anni, di liberi professionisti, di padri di famiglia che dopo il caos, le file, le perquisizioni con la gente costretta a togliersi anche le scarpe (e via discorrendo) del preliminare di Champions League con il Bayer Leverkusen, hanno detto basta. Anzi, mai più! Io sono uno di quelli, ma ne ho sentiti tantissimi in fila dire: “è la prima e ultima volta che mi vedono quest’anno”. E, infatti, l’unico risultato che è riuscito ad ottenere Gabrielli è stato lo svuotamento dell’Olimpico, con un crollo di presenze in tutti i settori dello stadio nonostante due squadre che viaggiano nelle prime posizioni, come dimostrano i 25.000 presenti per Lazio-Milan, minimo storico per questa sfida che è arrivata a far registrare il tutto esaurito addirittura in Serie B.

Certo, è più facile prendersela con le società, dire che i tifosi non hanno capito e minacciare che prendere atto di aver sbagliato e chiedere scusa. Già, perché lo STATO (come lo intende Gabrielli), non chiede scusa: MAI! Neanche in occasione di stragi o di eventi (vogliamo parlare di Ustica?) in cui sono palesi gli errori, le bugie e i tentativi di occultare la verità. No, nel Gabrielli-pensiero lo STATO prima di mette faccia a terra e poi ti dice ragioniamo e cerchiamo una soluzione, perché “ne va della credibilità dello Stato”, dice il super prefetto. Provi a chiedersi che credibilità può avere uno STATO che impone regole assurde, che nella lotta alla violenza va completamente controcorrente militarizzando lo stadio quando i problemi da anni ci sono fuori dallo stadio. Che credibilità può avere chi alza barriere quando in Inghilterra la piaga l’hanno curata abolendo le barriere e imponendo il rispetto delle regole e pene certe per chi le viola. Quale dialogo ci può essere con chi convoca in questura persone ree di essersi appoggiate ad una vetrata o di aver aggirato il muro di Berlino per salutare un amico per poi tornare al proprio posto? Come si può pensare di ragionare con chi nega anche la possibilità di una protesta civile e pacifica? I metodi di Gabrielli sono gli stessi adottati da Lotito, perché sono i due lati apparentemente diversi di una stessa medaglia.

Lei ha detto che è assurdo che lo STATO impieghi 1700 uomini per garantire la sicurezza in un derby, ed è giusto. Ma non ci ha spiegato che cosa ci azzecca questo con la militarizzazione dell’Olimpico? Tantomeno ci ha spiegato come mai con uno schieramento di forze dell’ordine da G8 ci sono stati i soliti incidenti, nei soliti punti ben noti e che non erano affatto presidiati, Ponte Milvio in testa. Lei ora dice: “La prospettiva di un derby romano con le curve vuote mi provoca dispiacere: credo che un derby sia anche un momento di partecipazione. L’assenza dei tifosi in curva, sicuramente non è positiva”. Ma lei non è quello che a maggio, meno di sei mesi fa, ha minacciato di far giocare il derby a porte chiuse o di spostare la stracittadina di Roma a Firenze o a Napoli? Lei dice che la capienza ipotetica delle Curve era di 7.500 posti e che in realtà ci entravano 12-13.000 persone? E come è possibile in uno stadio in cui si entra passando per dei tornelli che si aprono solo facendo passare il codice del biglietto nominale sotto un lettore che non legge due volte lo stesso codice? E ha tirato fuori questa balla per giustificare lo spacchettamento delle Curve, l’innalzamento di barriere e la militarizzazione dell’Olimpico, accusando le società di non aver collaborato abbastanza per la riuscita del “suo” piano.

Ora che il caso è esploso, ora che si avvicina un derby destinato ad entrare nella storia con due curve vuote e il resto dello stadio completamente deserto (sono stati venduti meno di 1500 degli oltre 20.000 biglietti a disposizione dei tifosi della Lazio) e si rischia di trasmettere in mondovisione il fallimento di questa iniziativa, il prefetto parla di “dialogo”, ma solo in caso di “resa”. E minaccia “repressione” in caso di protrarsi di questo braccio di ferro. Bene, caro prefetto Gabrielli, quello che forse le sfugge e che tra la gente e i dittatori, alla fine a perdere sono sempre i dittatori. Non lo dico io, non lo sostengono gli Ultras brutti sporchi e cattivi, lo dice la storia.

Quindi, invece di fare il duro, invece di proseguire questa assurda guerra (scatenata da lei…) e questo braccio di ferro che come unico risultato ha prodotto un danno economico alle due società e un ulteriore danno d’immagine ad un calcio italiano già disastrato, chieda scusa: ammetta di aver preso una cantonata e si metta seduto seriamente ad un tavolo aperto a tutti, legando l’abbattimento dei muri al rispetto di regole che devono essere condivise, non imposte. Perché neanche gli animali entrano volentieri dentro le gabbie, figuriamoci se lo fanno persone che sono costrette pure a pagare per entrare in uno stadio trasformato in una sorta di lager e che hanno la possibilità di dire basta. Non di “ribellarsi”, ma non di non accettare quel qualcosa di assurdo che lei sta cercando di imporre con metodi che tutti sono meno che democratici e che volano anche la costituzione. Perché quando si arriva a criminalizzare chi esprime un pensiero (daspare chi espone uno striscione QUESTA CURVA NON SI DIVIDE), violando l’essenza dell’art. 21 della Costituzione, non si può parlare di dialogo. Queste sono prove di dittatura, anche se si parla solo di calcio. E questi metodi non sono più accettabili. E invece che minacciare, ringrazi che fino ad oggi la molotov che ha lanciato non abbia fatto divampare un incendio. Perché la gente ha dimostrato di essere più intelligente di chi impone le regole e, invece di accettare lo scontro e di iniziare la guerra ha deciso di dire basta, di lasciare vuoto il teatro per testimoniare in modo palese il fallimento del suo piano. Ne prenda atto e si comporti di conseguenza, perché in alcuni casi è molto più onorevole una resa che una guerra di principio fatta solo per mostrare i muscoli o per gettare le basi per entrare in politica. Come hanno fatto altri prefetti prima di lei, Serra in testa. Lo faccia, perché il “nemico” che lei sta combattendo oggi non sono gli Ultras, ma la gente normale…
(sslaziofans.it)
 
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