VasilijIvanovic |
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| Quando hai in casa gente che è stata nei Panthers prima e nei South Force dopo di aneddoti del Siberiano come Ultras ne hai fino a scoppiare. In quegli episodi però spesso non lo chiamava "siberiano" ma lo chiamava con il suo nome perché in tanti anni di trasferte, di partite a preparar striscioni e soffrire assieme allo stadio si diventa amici e si hanno anche ricordi fuori dal Vestuti, possono essere partite a calcetto o altre cose.
Il mio pensiero va ad un episodio di 2 anni fa, avvenuto a Salerno, con mio padre e mio fratello che lo incrociano a Pastena. Vedendosi chiamato si gira, riconosce mio padre e si abbracciano. In quel momento si fanno un sacco di domande ["Come stai? Ma stai ancora al Nord? Questo è l'altro figlio tuo?" (dice l'altro perché in un'occasione simile c'ero io con mio padre)]. Insomma, due amici che si rivedono da tempo e chiedono uno dell'altro, magari scatta qualche ricordo dell'epoca. Mio fratello non l'aveva mai visto però gliel'avevano descritto fisicamente. Tornando a casa chiama a mia madre: "Mamma, sai chi abbiamo incrociato? Il Siberiano. Non pensavo fosse così enorme. Fa quasi paura". Fa quasi paura, quasi perché chi l'ha conosciuto sa che dentro quella corazza c'era una splendida persona.
Se provaste a chiedermi chi è morto vi risponderei: un carissimo amico di papà di quando aveva gli anni che ho io adesso. E io che l'ho visto fuori dalla veste di capo-ultras posso solo approvare questo pensiero con il suo volto sorridente e quasi commosso che abbraccia mio padre dopo tanti anni.
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